lunedì 4 novembre 2019

I MISTERI DELL'ALTO RENO.

IL CONTE MATTEI... La zona Sud della Provincia di Bologna, sull’Appennino bolognese, dove scorre il fiume Reno e al confine col territorio toscano di Pistoia, è una zona non solo molto bella dal punto di vista naturalistico (da queste parti abita, per esempio, il famoso cantautore Francesco Guccini) ma, almeno secondo l’impressione di chi scrive, assolutamente magica e piena di mistero. Questa impressione è nata durante il convegno di presentazione del saggio misterico di Luigi Baratiri “L’Intelligence degli Dèi”, dove il sottoscritto era stato invitato per introdurre sia il personaggio di Luigi, ormai molto noto sul Web per i suoi video esoterici, che naturalmente per presentare il suo libro, frutto della sua vita avventurosa di ex agente segreto italiano e libico. Questa sensazione si è accresciuta nelle successive escursioni nella zona, come andremo a descrivere tra breve. Con l’aiuto organizzativo dell’Hotel Santoli di Porretta Terme, situato proprio a fianco delle famose terme locali e tenuto dalla famiglia Santoli omonima, e anche grazie all’appoggio logistico e materiale del Team della Band musicale Statobrado della stessa zona (con Nick alla chitarra, Matteo al basso e Armando alle tastiere) si è sviluppata una particolare sinergia tra il numeroso pubblico intervenuto per l’occasione, l’effervescente autore Luigi Baratiri e il sottoscritto, che non ha mancato di collegare le principali argomentazioni descritte in questo saggio romanzato con la realtà di alcune spedizioni amazzoniche da lui tenute in Perù e in Brasile negli ultimi anni In ogni caso, nella sostanza, l’attività di Baratiri, interrotta poi prematuramente per un errato arresto mentre era sulle tracce nei primi Anni Novanta di trafficanti internazionali di Uranio 235 con scopi militari, ben presto gli rivelò, nel periodo del suo lavoro investigativo tra la Libia e il nostro Paese, l’esistenza di una attuale civiltà di tipo umano che vive nelle viscere del nostro pianeta, dei veri abitanti del “Mondo Sotterraneo”, dotati di una tecnologia molto avanzata, e sempre preoccupati per gli esperimenti atomici svolti dal nostre Potenze, dato che questi scoppi atomici metterebbero in difficoltà la loro esistenza sotterranea. Così Baratiri entrò in contatto con l’Intelligence degli Dèi, è proprio il caso di ricordarlo, per vivere con loro la più straordinaria avventura della sua vita, descritta in questo lavoro di fact and fiction, certo, ma dove i fatti superano di gran lunga gli espedienti letterari (Vedi Recensione). La conferenza è durata per tutta la giornata di sabato 18 maggio 2019, con delle brevi pause caffè e la pausa pranzo. Dalla fine della conferenza (h. 18.00) le domande a Luigi sulle sue attività e sulle sue esperienze si sono protratte sino a cena e ben oltre, sino alla mezzanotte. Si respirava così un’aria e un’energia particolare all’Hotel Santoli di Porretta Terme e, mentre il saggio andava letteralmente a ruba durante gli interventi sanguigni e allo stesso tempo puntuali dell’autore, mentre si era a cena all’albergo sotto l’ottima “regia” del cuoco Franco Santoli, veniva voglia di informarsi sulla magia della zona e dei suoi abitanti. Così, avendo deciso di restare in zona anche il giorno seguente, ne ho approfittato, insieme a mia moglie, a Luigi e al gruppo hard rock della Band Statobrado, di studiare un po’ la zona. Prima di tutto, l’area compresa grosso modo tra Riola e Porretta, ma anche oltre, poggia su uno strato incredibile, presente nel sottosuolo, di cristalli particolari di quarzo chiaro/ bianco che contengono al loro interno, cosa unica, tracce di un’antichissima acqua geologica. Sopra tutto questo strato scorre il fiume Reno, attraverso la sua Valle, in una zona ricca di verde, tra ridenti colline. Questo scorrimento del fiume sul letto quarzifero genera sicuramente delle forti energie a flusso continuo, così intense dal sentirsi a volte nella zona quel particolare “ronzio”, avvertito dal sottoscritto in tanti altri luoghi energetici del pianeta (come nella località di Marcahuasi sulle Ande peruviane, per esempio). Non a caso sono presenti a Porretta delle famose Terme, già note molti secoli fa, la cui acqua solfidrica è un’efficace cura preventiva delle malattie cardiopatiche e dell’ischemia, del diabete e del cancro. Le proprietà dell’acqua termale sono così forti da essere presenti anche dopo 5-6 settimane dalla raccolta in bottiglia dell’acqua stessa. Naturalmente non si poteva non approfittare di questa situazione, dato che le Terme erano proprio di fianco al nostro albergo, e si è assaggiato così qualche bicchiere di questa preziosa acqua. Queste acque e le loro sorgenti erano note sin dall’epoca romana e prima ancora, da quella etrusca. Alcune chiese cristiane sono state costruite su alcuni templi pagani, come per esempio il Santuario di Santa Maria a Montovolo, area etrusca che si trova oggi all’interno del Parco Provinciale di Montovolo – Vigese. In epoca contemporanea invece (1975), l’architetto finlandese Alvar Aalto (1898-1976) fece costruire una particolare chiesa, tutta bianca, nel Comune di Riola, secondo le sue inclinazioni artistico-architettoniche del momento. Su consiglio della Band Statobrado, che vi aveva girato all’interno alcuni video musicali, presenti in rete, ci siamo poi recati tutti insieme a visitare nell’area di Riola (a circa 10 chilometri da Porretta), un luogo assolutamente unico in Italia, misterioso e avvincente, quanto suggestivo da mozzare il fiato: il Castello del Conte Cesare Mattei, o detto più propriamente, Rocchetta Mattei. Questo castello, che unisce in un modo superbo lo stile medievale europeo e con quello arabo moresco (ci si era ispirati alla famosa Alhambra di Granada, in Spagna), in realtà è ridiventato agibile (solo in parte) per il pubblico da pochi anni, esattamente dal 2015, dopo 10 lunghi anni di ristrutturazione e restauro per opera della Fondazione Carisbo. E recentemente è stato girato un film documentario (Il Conte Magico – di Marco Melluso e Diego Schiavo) sulla storia di Cesare Mattei e della sua Rocchetta. E di questa storia se ne è occupato anche l’esperto giallista Carlo Lucarelli, volto molto noto in Televisione. La Rocchetta Mattei è così particolare e così di stupefacente attualità da rimanere veramente colpiti, perché visitandola pare di essere dentro in uno di quei manieri descritti nella recente Teoria cospirativa della “Grande Tartaria”, così di moda di questi tempi sul Web, affascinante teoria storica fuori dal comune che concepisce la lontana esistenza di un Impero Tartarico a Oriente fatto scomparire dalla Storia Ufficiale, più che altro perché, pur esistendo nel periodo medievale-moderno in un’area compresa tra la Russia e la Cina, era dotato di sistemi di raccolta energetici “eterici” dell’elettricità atta all’illuminazione cittadina e dei suoi templi, con l’utilizzo di particolari antenne poste sulle guglie dei suoi palazzi di stile orientale. E lo stesso (!), incredibilmente, si può vedere osservando le guglie moresche del Castello Mattei, piene di antenne perché il Conte Cesare (1809-1896) era uno studioso di medicina e alchimista (probabilmente rosacrociano) che aveva ideato un sistema di raccolta di energia elettrica (fulmini) dai suoi tetti e allo stesso tempo un metodo di convogliamento delle acque pluviali, utile all’esercizio di un sistema medico-curativo chiamato “Medicina Elettro-omeopatica” (o semplicemente Elettromeopatia), che ai suoi tempi aveva goduto di un enorme successo. In sostanza diventò il sistema alternativo di cura più famoso nel tardo Ottocento. Anche qui ci trovavamo in una antica area etrusca, dove ci viene raccontato esistesse pure un’acqua taumaturgica che, sgorgando dalle rocce, aveva la proprietà di donare la fertilità a chi era sterile. Il Conte Mattei, di famiglia facoltosa (era stato uno dei soci Fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna), decidendo di ritirarsi dalla vita politica nel 1849, voleva dedicarsi allo studio della medicina per mettere in pratica le sue particolari idee omeopatiche e così vagò nella zona, cercando un’area specifica per costruire un castello dove avrebbe continuato a realizzare le sue ricerche. Nel 1850, identificando la zona dove era sorta un’antica rocca medievale (Savignano), pose la prima pietra di fondazione e nel giro di alcuni anni la Rocchetta diventò agibile e abitabile. Mattei voleva andare ben oltre le idee del fondatore dell’Omeopatia Samuel Hahnemann (1755-1843) ed elaborò così da solo una nuova scienza medica che chiamò appunto Elettromeopatia e dal 1880, benché avversato –ovviamente - dalla medicina ufficiale, fece iniziare una produzione di enorme successo di rimedi elettromeopatici, esportandoli anche all’estero, sino a giungere ad un centinaio di depositi medicali presenti in tutto il mondo, nel giro di pochi anni. I centri di raccolta più importanti si trovavano in Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Haiti, India e Cina. Teste coronate accorsero a provare i rimedi elettromeopatici, tra le quali la Principessa Sissi e lo stesso Zar di tutte le Russie (sebbene in incognito). Cesare Mattei si definiva un “cattolico- liberale”, e aveva fatto costruire una “stanza del Papa”, per poter ricevere Papa Pio IX, che tra l’altro aveva invitato diverse volte. All’interno del castello però sono presenti diverse citazioni in arabo in onore di Allah, e la cosa sorprende parecchio: ci è stato detto che proprio per questo motivo, per non trovarsi in imbarazzo, il Papa non si recò mai a Rocchetta Mattei a benedire il castello e i suoi giardini botanici. E’ possibile che un maestro occulto di Mattei fosse un saggio musulmano Sufi? Ma su cosa si basava questa particolare terapia? L’Elettromeopatia si basava fondamentalmente sull’abbinamento di granuli omeopatici (fatti con combinazioni di erbe mediche non tossiche, coltivate direttamente nei giardini del castello, tra cui la canapa indiana) e i cosiddetti “fluidi elettrici” caricati in modo da ristabilire un equilibrio tra le polarità elettriche del corpo umano, per ricondurre la parte ammalata ad uno stato definito come “neutrale”. Su una parte del corpo umano, per esempio, caricato positivamente, si applicava un fluido elettrico di carica opposta. Se i granuli erano composti di semplice erboristeria, il procedimento di creazione dei “fluidi elettrici” rimaneva e (purtroppo) è rimasto assolutamente un segreto, pare definitivamente perduto con la morte del Conte Mattei (1896). A dire la verità, rimedi simili continuarono e continuano ad essere praticati ancora oggi: il dr. Theodor Krauss (1864-1924), amico e collaboratore del Conte, iniziò in Germania una produzione autonoma di terapie analoghe, fondando la società ISO Werk, mentre un altro collaboratore del Conte, il Padre gesuita Augustus Muller (1841-1910), curò per anni con successo nella località di Mangalore, in India, i malati lebbrosi. In questa città orientale esiste anche un museo ed una Università dedicata a questo continuatore delle ardite teorie del Conte Cesare Mattei. Nel 1997 è infine nata una Associazione nella zona dell’Alto Reno bolognese, a Grizzana Morandi (BO), che dal 2000 cura con passione un Archivio e un Museo dedicato al misterioso “Conte Magico” Cesare Mattei, figura leggendaria, ma ancora oggi poco conosciuta nel nostro Paese. Breve bibliografia: Luigi Baratiri – L’Intelligence degli Dèi, 2018. Graziano Baccolini – La Montagna Etrusca, simboli e misteri, 2012. Graziano Baccolini – I Misteri di Montovolo, 2017. Simonetta Farnesi – Il Conte Cesare Mattei. Tra leggenda e realtà, 2018. Dante Pisi – Porretta. Cinquecento vedute immortali (1900-1946), 2002.

martedì 13 agosto 2019

IL RISVEGLIO DEGLI ANTICHI ...

LA CIVILTA’ DIMENTICATA DAL TEMPO. di Marco Zagni. Nel 1998 ero stato il primo italiano a raggiungere sulle Ande del Perù Centrale lo straordinario Altopiano di Marcahuasi, meraviglioso affresco roccioso del Sud America, i cui misteri preistorici vennero in seguito da me descritti nel saggio “L’impero Amazzonico” (Ed. Mir, Firenze 2002). Le enormi strutture a forma umana e di animali, abbozzate sulle rocce dell’Altipiano da un’antichissima civiltà sconosciuta, mi avevano impressionato e colpito, tanto da voler approfondire la faccenda. Avendo scattato diverse fotografie di queste strutture “organiche”, così chiamate dal primo scopritore dell’Altipiano posto a 4000 metri sulle Ande, il dottor Daniel Ruzo nel 1952, cercavo delle conferme geologiche sulla plausibilità che gli esecutori di questi notevoli “affreschi” megalitici potessero appartenere, a quanto si diceva in Perù, addirittura a un’epoca antidiluviana. Tramite una mia conoscente scrittrice, L. Bat Adam (autrice in seguito del libro Esodo, Robin Edizioni, Roma 2010), entrai in contatto nella primavera del 2000 con il prof. Floriano Villa, un Geologo molto famoso (deceduto poi nel 2014), discepolo del professor Ardito Desio, di cui tutti hanno sempre ammirato le numerose gesta in giro per il Mondo e soprattutto sull’Himalaya negli Anni Cinquanta, con la conquista del K2. Lui era stato il promotore di questa grande conquista italiana e della costruzione del famoso campo base dell’Everest a 5000 metri di altitudine, successivamente. Il professor Villa mi prese sin da subito in simpatia e cominciammo a frequentarci, in modo discreto, nel corso di alcuni anni, per raccontarci le nostre impressioni sui misteri preistorici e geologici del passato. Dopo aver esaminato le varie foto che avevo portato da Marcahuasi in Perù, egli non si stupiva affatto di doversi trovare di fronte a resti di una cultura molto antica: lui stesso aveva avuto delle esperienze analoghe negli Anni Sessanta, sia singolarmente a Nizza, che al seguito di ricerche sulle Prealpi e nella Pianura Padana, svolte principalmente insieme da un Ingegnere che aveva avuto una certa notorietà nello stesso periodo grazie alla rivista “la Domenica del Corriere” e allo stesso quotidiano “Corriere della Sera”: l’Ingegner Alessandro Porro (1908 - 1976). L’Ingegner Porro aveva realizzato uno strano apparecchio, una specie di Georadar “ante litteram”, che rivelava cosa si poteva trovare nel nostro sottosuolo, anche in profondità, e lo aveva chiamato “Rabdomante Elettronico”. Porro era giunto in Italia nei primi Anni Sessanta dopo aver vissuto per anni in Brasile (San Paolo), per far conoscere anche nel nostro Paese questo suo apparecchio per la rilevazione sotterranea, chiamato “Rabdomante Elettronico” appunto, anche se il termine corretto sarebbe “Frequenziometro per la Spettroscopia molecolare”, strumento che già da tempo gli aveva procurato in Brasile diverse soddisfazioni nel campo degli scavi per delle costruzioni edili. Nel corso di successive ricerche in Val Padana, in Centro Italia e in Svizzera, il suo apparecchio aveva rivelato l’esistenza di un’Italia perduta, nascosta, antidiluviana, che aveva sviluppato una antica civiltà ancor prima della fine dell’ultima Era Glaciale, chiamata Tirrenide. Queste notizie, in un primo tempo in forma molto contenuta, erano state divulgate dal giornalista Mario Miniaci (deceduto nel 2009) con alcuni articoli apparsi sulla “Domenica del Corriere” nel 1963 e nel 1965. Ancora oggi non vi è completa certezza sulla vera origine dell’apparecchio: il prof. Villa mi disse di essere abbastanza sicuro che questo rilevatore “elettronico” (di misteriose onde provenienti principalmente dal sottosuolo, chiamate dall’Ingegnere neutroonde) derivasse in realtà da un precedente modello chiamato “Rabdomante Meccanico” ideato dal padre dell’Ingegner Porro, il famoso Geologo Cesare Porro, conosciuto in tutto il Mondo per le sue capacità ed il suo lavoro, deceduto poi nel 1940. Diversi anni dopo, nel 2007, in una spedizione in Bolivia, venni a sapere del ritrovamento di un apparecchio rabdomantico, di tipo meccanico, nascosto tra i vari reperti dei sotterranei del Museo di la Paz, la Capitale boliviana. Questo apparecchio, del 1935, era servito all’Ingegner Arthur Posnansky e ad un suo amico, l’esploratore tedesco Edmund Kiss (che divenne in seguito membro di una società di ricerca archeologica nel Terzo Reich, la Ahnenerbe, che significa “Eredità degli Antenati”), negli Anni Trenta per sondare la presenza di camere, tombe e templi sotterranei nella città pre-incaica di Tiahuanaco, dove tra le altre cose io stesso mi ero recato accompagnando il Gruppo internazionale di ricerca “Akakor”, guidato dal lecchese Lorenzo Epis e da sua moglie, la brasiliana Soraya Ayub. Tornando al nostro caso specifico, nel 1963, ormai in Italia, Alessandro Porro era stato chiamato dalla Soprintendenza alle Antichità della Milano di allora (Dottor Mirabella Roberti) per far ispezionare con l’apparecchio rabdomantico i sotterranei del Duomo di Milano e far disegnare su una mappa i resti della zona Sud dell’antica Basilica di Santa Tecla, a causa degli invasivi lavori della Metropolitana Linea 1 (Rossa) allora in costruzione, che avrebbero potuto creare dei problemi a questi resti archeologici. Incarico che l’Ing. Porro svolse perfettamente. Proprio in quel periodo Porro conobbe il giornalista del “Corriere della Sera” Mario Miniaci, il quale in seguito seguì le ricerche sotterranee dell’Ingegnere e del prof. Villa per quasi dieci anni. L’apparecchio cominciò però ben presto a svelare una storia antichissima, incredibile, avvenuta sul nostro pianeta milioni di anni or sono e che dovette, allora per forza di cose, essere mantenuta segreta. Cosa era successo? Questo: secondo l’Ingegner Porro, lo strumento funzionava “troppo” bene, poteva “vedere” e sondare rabdomanticamente sino a 800-1000 metri di profondità, una cosa impossibile anche per i nostri attuali “geo-radar”, rivelando così un incredibile trascorso preistorico per la nostra Italia, per l’Europa ed il Mondo intero. Tracce di una “Umanità” di decine di milioni di anni fa, in epoca Eocenica, tracce di sconvolgimenti geologici tremendi, di “Guerre fra mondi”, di declino culturale e di nuove “Umanità”. I risultati delle ricerche, annotati in forma di Diario dal giornalista Miniaci, erano impressionanti: si trattava dei resti, delle vestigia di una specie intelligente pre-umana, tecnologicamente molto avanzata che era vissuta sulla Terra probabilmente in un periodo compreso dai 50 ai 30 milioni di anni fa (Periodo Eocenico). Sostanzialmente, la nostra società attuale è L’Ultima Civiltà in ordine di tempo, ma vi erano state altre precedenti, favolose civiltà, che sono state chiamate civiltà degli Antichi, o Eocenici, dal gruppo di ricerca, e ve ne saranno in futuro molte altre… E sempre sarà così, sino alla fine fisica del nostro Pianeta quando, tra cinque miliardi di anni, il nostro attuale Sole, mutatosi in Stella gigante, ci divorerà, letteralmente. Grazie alla famiglia di Mario Miniaci e alla signora Luciana Petruccelli (purtroppo deceduta pochi anni or sono), che seguì queste ricerche già da allora, sono riuscito in tutti questi anni a raccogliere molto materiale inedito, mai pubblicato, su questo unico, incredibile periodo della ricerca preistorica del nostro sottosuolo che, grazie a questo apparecchio rabdomantico, ha rivelato la presenza di una civiltà di tipo industrializzato nel nostro Paese e nel Mondo da tempi immemorabili. Con l’aiuto di alcuni amici ricercatori (Diego Marin, Andrea Lontani, Loris Bagnara) ho analizzato tutto questo materiale e nel giro di qualche anno insieme, sotto la sigla di Rabdo Team, abbiamo pubblicato ora un saggio dal titolo Il Risveglio degli Antichi (Graal Edizioni – www.graaledizioni.com) reperibile su internet in formato e-book e cartaceo in print on demand (Amazon.it). La cosa impressionante, per il rapporto incredibile di sincronicità che si è creato, è stato il fatto che, in concomitanza dell’uscita di questo saggio, basato su un lavoro di ricerca di questo gruppo di studiosi negli Anni Sessanta (quindi 50 anni or sono e più) è apparso sulla rivista Scientific American del 23 aprile 2018 il risultato di una ricerca scientifica che sostiene che il periodo più probabile nella Storia della Terra in cui può essere comparsa una civiltà tecnologica pari o superiore alla nostra attuale presente è proprio il periodo dell’Eocene (50/30 milioni di Anni fa). Il titolo di questo studio è: E’ esistita una civiltà industriale pre-umana sulla Terra? (vedi sito www.lescienze.it) Noi sinceramente, dopo tutto quello che abbiamo analizzato, pensiamo proprio di sì. Bibliografia: Anna e Pietro Porro, Vita di Cesare Porro geologo, Cariplo-Laterza, Milano 1985; Marco Zagni, L’Impero Amazzonico, Mir, Firenze 2002; Maurizio Martinelli, Apu-An il ritorno del Sole Alato, Verdechiaro edizioni, Reggio Emilia 2011. Zam Bhotiva (a cura di Gianfranco de Turris e Marco Zagni), Asia Mysteriosa, Arkeios,Roma 2013; Marco Zagni, Il Fascio e la Runa, Mursia Milano 2015. Rabdo Team, Il Risveglio degli Antichi, Graal Edizioni, Faenza 2018.