giovedì 8 dicembre 2016

SS ITALIANE ESOTERICHE.

COMPONENTI ESOTERICHE NELLE SS ITALIANE. La trilogia dei nostri saggi pubblicati in una decina d’anni (Archeologi di Himmler – Ritter, Milano 2004 – La Svastica e la Runa – Mursia, Milano 2011 e Il Fascio e la Runa, Mursia Milano 2015), con la mole di documenti in gran parte inediti che ha portato, già da tempo dovrebbe aver chiarito sufficientemente che il nazionalsocialismo fu ben altro che un partito politico destinato infine a portare la distruzione in Europa e non solo: componenti di interesse esoterico e occulto erano ben presenti, e con diversi attori implicati. Su questo ormai si conosce molto: doveva però essere necessario verificare, con questo ultimo saggio, se queste tendenze avevano preso piede anche nel nostro Paese e come, nel periodo di alleanza tra il Fascismo di Mussolini e il Nazismo di Hitler. La SS Deutsches Ahnenerbe di Heinrich Himmler (1900-1945), emanazione culturale delle SS preposta principalmente allo studio della Preistoria e dell’Archeologia europea in chiave “alternativa” o “di frontiera”, come si dice oggigiorno, aveva manifestato un enorme interesse per la ricchissima Storia del nostro Paese sin dai tempi della sua creazione in Germania, nel 1935. Tra le altre cose, la Ahnenerbe, tramite lo storico tedesco Franz Altheim (1898-1976) e la sua compagna Erika Trautmann (1897-1968), fu la prima organizzazione di ricerca al mondo (nel 1936 e 1937) ad intraprendere uno studio sistematico dei graffiti preistorici della Val Camonica in Lombardia, con studi e saggi scritti di rilevanza universitaria internazionale. Il fatto è che l’Ahnenerbe , sin dalla sua nascita e per tutta la durata della sua decennale esistenza (1935-1945) si presentava come un ente a due facce: una, con velleità universitarie e anzi molto ben disposta a collaborazioni di tipo accademico tradizionale con altre associazioni e Facoltà, un’altra di stampo misterico, esoterico, persino magico. Per esempio, il lato palese tradizionale e accademico dell’Ahnenerbe aveva come uno dei suoi maggiori rappresentanti il Rettore della Università di Monaco Walther Wüst (1901-1993), così come in Italia, uno dei più preparati docenti universitari dell’Ahnenerbe , incaricato della salvaguardia delle opere d’arte e dei palazzi artistici dai devastanti bombardamenti degli Alleati fu l’archeologo Professor Alexander Langsdorff (1898-1946), Capo del Kunstschutz Abteilung (Reparto Protezione Artistica) nel nostro Paese. A livello generale invece, uno dei maggiori rappresentanti Ahnenerbe per le ricerche esoteriche e occulte fu il Generale delle SS Karl Maria Wiligut (1866-1946), detto Weisthor, un vero e proprio “mago” alle dipendenze di Himmler , uno dei suoi più influenti consiglieri nascosti (sconosciuto allora alla gran parte delle stesse SS) e probabilmente facente parte anche dell’organizzazione super-segreta dei Sonnenmenschen (Uomini Solari), adibita esclusivamente alle ricerche paranormali, religiose e archetipo-ancestrali. È di questo secondo aspetto nascosto dell’Ahnenerbe di cui ci preme parlare qui, quello relativo alla sua attività misterica in Italia, in rapporto con le Waffen SS (SS combattenti) italiane nel difficile periodo 1943-’45 attraverso alcune delle personalità maggiormente rappresentative. Prima di arrivare a questo punto devono valere però alcune importanti premesse storico – cronologiche: dalla nostra ormai decennale ricerca è emerso che il gruppo esoterico dei Sonnenmenschen era attivo in Europa già dai primi Anni Trenta, quando l’ufficiale delle SS Wulf Sörensen (1899-1977), erudito delle antichità indo-europee e Direttore della rivista SS Nordland, aveva ricevuto ordine dallo SD di Reinhard Heydrich (Capo del Servizio segreto SS, lo SD, e morto in conseguenza di un attentato inglese nel 1942) di costituire tale reparto occulto. Per esempio, fecero parte di questo gruppo il “cercatore del Santo Graal” l’SS Otto Rahn (1904-1939) e il suo capo, il già citato Wiligut. Questi ed altri elementi confluirono nella SS Ahnenerbe sorta in seguito, nel 1935. Un’azione misteriosa e degna di nota, attuata in Italia nel periodo 1932-1933, attuata da queste SS esoteriche, fu probabilmente il furto della tecnologia utile alla costruzione di uno strano apparecchio rabdomantico (Rabdomante meccanico) di rilevazione sotterranea, ai danni del suo inventore, il famoso geologo italiano Cesare Porro, poi morto nel 1940. Questo strano apparecchio servì in Francia, con l’appoggio di Otto Rahn, alla misteriosa Confraternita rosacrociana dei Polari per recuperare una pergamena sepolta nei pressi del Castello di Montségur, scritto che faceva parte di un più complesso carteggio divinatorio conosciuto come l’Oracolo della Forza Astrale (vedi il saggio di Zam Bhotiva Asia Mysteriosa, Arkeios Roma 2013). Tra le altre cose, è certo che le stesse SS, oltre a recuperare loro stesse l’Oracolo, che era utile mezzo di comunicazione con i “saggi sconosciuti dell’Asia” per organizzare meglio la spedizione in Tibet degli anni 1938-1939, si servirono del Rabdomante meccanico in Bolivia anche per sondare le profondità del terreno a Tiahuanaco, il meraviglioso centro preincaico considerato dall’Ahnenerbe come una colonia della perduta Atlantide. Le ricerche ebbero la sovrintendenza dell’Ufficiale SS Ahnenerbe Edmund Kiss nel 1936-1937, mentre i resti del Rabdomante meccanico vennero ritrovati solo pochi anni or sono nei sotterranei del Museo Archeologico “Posnansky” di La Paz, la Capitale boliviana. Le avventure dei Sonnenmenschen e dell’Ahnenerbe in Italia sono presenti ovviamente nel mio ultimo saggio Il Fascio e la Runa: in questo breve articolo forniremo solo alcuni spunti, in ogni caso però non possiamo prescindere dall’accennare a due figure importanti che rappresentarono la vera connessione tra le “SS esoteriche” e la 29esima Divisione Italiana delle Waffen SS: Karl Diebitsch (1899-1985) e Pio Filippani-Ronconi (1920-2010) Karl Diebitsch era nato ad Hannover il 3 gennaio 1899. Dopo essere stato decoratore nella sua città natale, aveva fatto parte del Freikorp Oberland ed aveva raggiunto Monaco nel 1921. Dal 1923 al 1925 aveva studiato in due accademie d’arte di Monaco e si era specializzato nella fabbricazione di porcellane e nella loro conservazione, per poi lavorare in una fabbrica di porcellane di Monaco fino al 1933. Con la presa del potere da parte di Adolf Hitler era entrato immediatamente a far parte delle SS, dove si era fatto notare per il suo comportamento retto, per la sua onestà intellettuale e soprattutto per le sue capacità artistiche. Himmler stesso lo aveva voluto nel suo Staff personale delle SS a partire dal 1934. Dal 1936, data la personale stima che Himmler gli concedeva, era entrato a far parte dei responsabili della Manifattura Porcellane di Allach, vicino a Monaco. Le SS erano entrate direttamente a controllare questa azienda, già rinomata da molto tempo per le sue produzioni a carattere artistico e militare. Negli anni successivi Diebitsch diede libero sfogo alla sua inventiva e creatività ideando numerosi oggetti, medaglie, disegni e onorificenze per il corpo delle SS e non solo, pezzi d’arte che sono sempre più richiesti oggi dagli appassionati di collezionismo di arte militare e “militaria” varia di tutto il mondo. Diebitsch si fece apprezzare anche come militare nel corpo delle Waffen SS, sia prima nella Divisione Panzer SS Viking, sia quando iniziò a par parte del reparto di protezione armata dello Stato Maggiore Personale di Himmler, il Reichsführer SS (RFSS), per sei mesi dal dicembre 1943 al giugno 1944 . Partecipò con valore agli aspri combattimenti sul Fronte italiano, entrando a far parte del corpo degli ufficiali tedeschi che avevano sotto di sé i Reparti delle SS italiane (Fronte di Anzio/Nettuno, primavera 1944). Concluse la sua carriera militare come comandante del 24esimo Reggimento di Artiglieria di Montagna delle Waffen SS. Dopo la guerra, riconosciuto anche dagli ex-avversari come un uomo serio e onesto, riprese a lavorare presso le manifatture di porcellana tedesche. È morto nel 1985 a Rottach-Egern. Diebitsch rappresenta in ogni caso una di quelle rare persone che, come abbiamo detto, fecero parte della corrente, per così dire “esoterica” delle SS, un cerchio interno alle SS molto esclusivo. Amico di Heinrich Himmler come pure di Karl Maria Wiligut, fu anche collaboratore dell’Ahnenerbe. Era presente nel 1937 ad un famoso “Battesimo SS”, ad opera di Wiligut, di uno dei figli del vice di Himmler, Karl Wolff. Wolff, tra le altre cose, essendo divenuto il Comandante di tutte le SS presenti in Italia nel periodo 1943-‘45, rimase sempre in stretto contatto con Diebitsch sul Fronte italiano. Su Diebitsch vi sono diverse leggende, una delle più conosciute è che questo artista/soldato non dormiva quasi mai, anzi proprio durante la notte dava il meglio di sé come artista, inventando l’oggettistica militare e le medaglie per le quali ancora oggi è conosciuto. Così lo ricorda Pio Filippani-Ronconi, l’orientalista esoterico italiano che, per una strana legge sincronica combatté nelle SS italiane proprio sotto il comando di Diebitsch (Kampfgruppe Diebitsch): “Al comando di tutta la Legione Italiana SS era destinato l’Oberführer Karl Diebitsch, vecchio colonnello prussiano di artiglieria, che aveva la caratteristica di non dormire mai in seguito alle spaventevoli ferite riportate al cranio nella Prima guerra mondiale. Costui che aveva una stupefacente simpatia per gli italiani e per tutto quanto fosse italiano, constatato lo stato miserevole del nostro armamento, andò di persona a requisire i vari magazzini militari italiani caduti in mano tedesca, per rifornirci, di quanto, armamento ed equipaggiamento ci era necessario…”. La rivista delle SS italiane Avanguardia lo ricordò in un suo numero per le sue qualità umane e l’onestà intellettuale che sempre lo distingueva. Un’altra leggenda italiana che includeva Karl Wolff e il suo amico Diebitsch, del cerchio interno esoterico SS, riguardò l’interesse delle SS per le Apparizioni Mariane che si verificarono per diverso tempo davanti ad una bambina di 7 anni, nella primavera del 1944 (a partire dal 13 maggio 1944) in Lombardia, in località Ghiaie di Bonate, vicino a Bergamo. Si temevano fenomeni di disfattismo (il Fronte di Cassino stava proprio franando in quei giorni - 18 maggio 1944)) e giunsero ordini da Berlino per far portare la bambina veggente in Germania ma, da quanto risulta, Wolff e Diebitsch avvertirono il Vaticano e il Papa Pio XII, e si riuscì ad appianare la cosa senza ad arrivare a tanto. Le Apparizioni Mariane cessarono il 31 luglio del 1944. Le SS italiane erano sotto il diretto Comando Tedesco, come in pratica tutte le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana (RSI), così come da testimonianza del Comandante italiano della RSI, Rodolfo Graziani (1882-1955): molti italiani avevano volontariamente aderito alla RSI, e parecchi nelle SS. Uno di questi fu Pio Filippani-Ronconi. Nato a Madrid da una antica famiglia romana nel 1920, già da bambino Filippani-Ronconi si applicava imparando diverse lingue, soprattutto orientali (arriverà, con la maturità, a conoscerne più di 40). Alfonso Piscitelli, uno dei suoi ex discepoli all’Istituto Orientale di Napoli, ci informava che: «Fin dall’adolescenza [Filippani] pratica lo yoga […] e, per una comprensibile fatalità, incontra Julius Evola. Conosce le pratiche del Gruppo di Ur e si lega in particolare agli esoteristi che all’interno di quel circolo sviluppano gli impulsi dati dal maestro austriaco [antroposofo] Rudolf Steiner, ovvero Giovanni Colazza e Massimo Scaligero.» Arruolatosi volontario all’entrata dell’Italia in guerra (10 giugno 1940), partirà in seguito come sergente alla volta dell’Africa Settentrionale. Al rimpatrio frequenterà un rapido Corso Ufficiali. Dopo l’8 settembre 1943 Filippani diventa l’ufficiale d’ordinanza del sottosegretario alla presidenza dell’RSI, la Medaglia d’Oro Barracu. Ma ben presto l’avrebbe aspettato la prova più difficile: l’ingresso nelle Waffen SS italiane. Lo stesso Filippani-Ronconi ci spiega i motivi di una simile scelta: «[…] I motivi furono almeno tre: la “europeicità”; di fronte a Fiamminghi, Tedeschi, Valloni, Scandinavi eccetera, noi Italiani potevamo dimostrare di essere i migliori di tutti, in ogni senso e in ogni campo. In secondo luogo vi era, e non esagero affatto, l’elemento “mistico”, quella primordiale “terribilità” nell’azione unita ad una arcaicità di concezioni gerarchiche, per cui al centro di queste unità combattenti esisteva un Ordine, come quelli dei Cavalieri Teutonici o dei Portaspada, che attirava irresistibilmente che aspirasse alla dedizione totale di sé nel combattimento. Questo senso terribile di devotio, di offerta sacrificale di sé, era accresciuto da una vena di insegnamento esoterico, in parte derivante dalle esperienze delle varie Thule Gesellschaften dopo la Prima guerra mondiale e, in parte, dalle discipline meditative riportate in Europa dalle varie missioni della SS in Tibet alla fine degli anni Trenta. Del resto, il simbolo runico stesso della doppia runa della vittoria, le due Siegrunen [SS] (da Sieg, vittoria) indicavano l’aspirazione verso la vittoria su se stesso e sul mondo esterno. Come terzo motivo, specialmente per un giovane ufficiale quale io era, nelle Waffen SS vi era la possibilità - almeno così io credeva - di sperimentare in prima persona il livello addestrativo e combattivo delle Forze Armate germaniche, governate fin nei minimi gradi da quella Auftrags-Taktik [tattica ad incarico] per cui ognuno sapeva ciò che doveva fare in qualsiasi occasione e situazione, senza attendere l’imbeccata dei superiori (la cosiddetta Befehls-Taktik) [tattica per ordini].» Tra le altre cose, così come era uso cimentarsi nel disegno artistico militare il suo Comandante Karl Diebitsch, lo stesso Filippani vinse un concorso per l’ideazione del miglior simbolo che identificasse la Divisione delle Waffen SS italiane: un intreccio di tre frecce che rappresentavano in realtà la condizione umana «tripartita» secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner: Sentire, Pensare e Volere. Tale simbolo con le tre frecce è rimasto ben conosciuto sino ad oggi e costituisce la bandiera di un’Associazione reducistica delle SS italiane, il cui Presidente è stato l’architetto Giuseppe Vassalli, sino alla sua morte. Per una conclusiva e succinta descrizione dell’attività intellettuale di Pio Filippani-Ronconi, Alfonso Piscitelli ci ricordava che: «L’orientamento spirituale che informa le opere e la vita di Filippani-Ronconi, è identico, alla radice, a quello di Massimo Scaligero. Ma mentre Scaligero si inserisce - ad alto titolo - nella corrente occidentale dell’Antroposofia di Rudolf Steiner e utilizza una metodologia di tipo gnostico-cristiano per veicolare il messaggio spirituale, Filippani Ronconi esprime lo stesso messaggio servendosi delle forme proprie delle grandi tradizioni del Vicino, Medio ed Estremo Oriente.» Probabilmente altri appartenenti delle SS italiane entrarono in circoli ristretti di collaborazione esoterica con l’Ahnenerbe e i Sonnenmenschen SS, in questo difficile periodo di fine Seconda guerra mondiale. LE SS ITALIANE. Per espresso desiderio di Benito Mussolini si volle costituire un primo nucleo di SS italiane. Il Duce aveva pregato Adolf Hitler di ordinare alle Waffen SS di costituire due Divisioni di Milizia Armata. Generalmente i soldati avrebbero dovuto indossare le classiche uniformi italiane, con le mostrine delle SS tedesche (prima rosse, poi in seguito di colore nero): una prima denominazione avrebbe dovuto essere infatti Waffen SS-Milizia Armata. Parecchi internati italiani rinchiusi nei campi di prigionia tedeschi dopo l’8 settembre 1943 confluirono in questa formazione, anche se ci furono dei problemi legati al superamento del giuramento esclusivo a Hitler, che era un obbligo tipico per tutte le SS. Circa 13.000 soldati vennero addestrati nei campi militari in Germania. Nel corso della storia di questa formazione SS si verificheranno però non pochi fenomeni di diserzione e fuga. A partire dal febbraio 1944 la formazione prese il nome di Brigata Italiana d’Assalto SS Volontaria-Milizia Armata. Si formarono sin dall’inizio 11 Battaglioni (e in seguito altri 2): le Waffen SS italiane furono tra le prime truppe italiane a riprendere la guerra contro le Forze Alleate. Per esempio, il 17 marzo 1944, le Forze Armate Tedesche fecero spostare sul Fronte di Nettuno il 1° Battaglione Waffen SS Italiane “Vendetta”, che nel giro di breve tempo perse sul campo più del 50% dei suoi effettivi (340 uomini su 650). A partire dal maggio 1944 entrò poi in azione, nella zona di Civitavecchia, il Battaglione SS Italiane “Debica”. In seguito altri Reparti delle SS Italiane vennero adibiti, contro il loro stesso volere, alla “lotta antiguerriglia” nelle retrovie del Fronte italiano. Solo negli ultimi mesi di guerra le SS Italiane riceveranno l’ufficiale denominazione divisionale di 29esima Divisione Waffen SS Italiane. Alla fine della guerra non pochi dei componenti arresisi, o presi prigionieri, soldati e ufficiali, verranno giustiziati sommariamente senza alcun processo. Bibliografia essenziale. Ricciotti Lazzero, Le SS italiane, Rizzoli, Milano 1981. Nicola Cospito, Hans W. Neulen, Salò-Berlino: l’Alleanza difficile, Mursia, Milano 1992. Rodolfo Graziani, Una vita per l’Italia, Mursia, Milano 1994. Ernesto Zucconi, SS italiane, Novantico ed., Pinerolo 1995. Gabriele Zaffiri, Die Schwarze Sonne, Nicola Calabria ed., Patti 2009. AA.VV (con nota di Alfonso Piscitelli), Anima Spada, Anima Libro: la vita dialogante di Pio Filippani-Ronconi, Novantico, Pinerolo 2010. Marco Zagni, Archeologi di Himmler, Ritter, Milano, 2004. Marco Zagni, La Svastica e la Runa, Mursia, Milano 2011. Marco Zagni, Il Fascio e la Runa, Mursia, Milano 2015.