tag:blogger.com,1999:blog-76811926690137356362024-03-08T11:18:14.017-08:00Edmund KissZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comBlogger59125tag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-69141694399815860512024-01-28T00:35:00.000-08:002024-01-28T00:35:52.224-08:00LA PORTA DEL SOLE DI TIAHUANACO - Graal edizioniLA PORTA DEL SOLE DI TIAHUANACO – Edmund Kiss.
Da noi stessi definito a suo tempo uno dei “Tre Titani ricercatori” insieme a Karl Maria Wiligut e Otto Rahn, collegati all’Organizzazione Ahnenerbe (Eredita degli Antenati), l’Ente di ricerca voluto da Heinrich Himmler nel 1935, non poteva mancare in questa Collana la figura di Edmund Kiss (1886-1960), architetto ed esploratore nel periodo del Terzo Reich tedesco. Riportiamo qui per la prima volta in italiano (grazie alla traduzione di Alessandro Rossolini) uno dei suoi saggi scientifici più famosi, che uscì nel 1937, dopo una serie di romanzi storici che lo avevano fatto conoscere in tutta Europa. “La Porta del Sole di Tiahuanaco” di Kiss è una pietra miliare nella storia di quello che è diventato il genere denominato “Archeologia Misteriosa”, testo cui si sono collegati nel tempo scrittori del calibro di Hans Schindler Bellamy, Peter Kolosimo ed Erik Von Däniken. Rispetto alla edizione originale, per attualizzarne il contenuto, abbiamo voluto rivedere diverse immagini e disegni, con la parziale aggiunta e sostituzione delle stesse con fotografie prese in loco durante una nostra spedizione in Bolivia (2007) effettuata insieme al Gruppo Akakor di Lorenzo Epis e Soraya Ayub. Siamo soddisfatti per aver esaudito un nostro sentito desiderio, cioè aver voluto ricordare per mezzo di una nostra Introduzione al presente testo la vita di un uomo di valore come Edmund Kiss, che al pari degli altri “Titani” ricercatori dell’Ahnenerbe, grazie anche a questa Collana, non verrà dimenticato.
La porta del Sole di Tiahuanaco – Graal Edizioni – sulle piattaforme internet.
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In the 1960s, a group of Italian scholars undertook underground dowsing and geological research, particularly in the area between the Pre-Alps and the Po Valley (Italy), with the aid of an electronic instrument developed by Eng. Alessandro Porro. The working group led by Eng. Porro also included a geologist, Prof. Floriano Villa, and a journalist of the "Corriere della Sera", Mario Miniaci.
The results of the research, noted in the form of a 'Diary' by Mario Miniaci, were astonishing: there were vestiges of an intelligent and technologically advanced species, which had lived on Earth during the Eocene epoch, millions of years before the appearance of the human race.
The Diary, together with much other material, was donated by Miniaci to his friend Marco Zagni, many years after the hasty (and almost forced) conclusion of the research. The result was a report through which the Rabdo Team (Marco Zagni, Diego Marin, Loris Bagnara, Piercarlo Bormida) intended to explore this incredible and elusive story from multiple sides: in particular from a scientific point of view, trying to explain how the "Electronic Diviner" works and to investigate the plausibility of the existence of an ancient non-human civilization; but trying also interpret this story from different point of view such as esotericism, mythology, science fiction.
You'll find it on Amazon and others, paper and ebook.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-85641355863869392812023-03-04T01:20:00.000-08:002023-03-04T01:20:35.855-08:00IL REICH SEGRETO DI MARCO ZAGNI - Di Paolo Imperio“IL REICH SEGRETO” secondo Marco Zagni – di Paolo Imperio.
Scritto in uno stile molto scorrevole e di gradevolissima lettura, dal contenuto ricchissimodi informazioni poco note e tenute talvolta ai margini delle discipline accademiche, il libro non delude le molte aspettative che il titolo lascia immaginare. l'Autore non trascura, anzi generosamente offre, una mole di riferimenti a colleghi ed amici ricercatori che si sono
occupati e si occupano dei molti argomenti da lui trattati nel libro. Passa in rassegna una molteplicità di argomenti necessaria poi a comporre l'insieme di quello che l'Autore definisce “Il Reich segreto”, e con ragione. Il lungo percorso attraverso cui ci conduce, tocca i cinque continenti per poi concentrarsi tra l'Antartide e il Sud America. Descrivendo i molti fatti che si sono svolti in quell'area piuttosto vasta, lascia intravvedere tutta una serie di misteri non ancora del tutto risolti. Ci mostra evidenze insospettate e da lui stesso documentate attraverso proprie spedizioni esplorative in loco, ma anche attraverso interviste a studiosi di frontiera mossi dallo stesso interesse per le vicende che l'Autore narra nel libro.
Marco Zagni, esploratore ed archeologo sperimentale di lunga data, autore di importanti libri sull'Ahnenerbe e sulle antiche civiltà amazzoniche, seguendo le tracce di illustri ma talvolta dimenticati predecessori, ne continua le ricerche raccogliendone in qualche modo la preziosa eredità. Prima fra tutte l'eredità del militare, archeologo ed esploratore britannico Percy Harrison Fawcett, scomparso nell'inesplorata giungla brasiliana il 29 maggio 1925 e del quale il nostro Autore ha avuto modo di conoscerne ed intervistarne il pronipote, Timothy Paterson.
Il progredire lungo le vie tracciate dai suoi predecessori, ha portato l'Autore ad interessantissime scoperte, come ci riferisce in questo libro, scoperte che aprono nuovi scenari ed ipotesi da verificare sul campo, come è stato anche nelle sue numerose spedizioni raccontate puntualmente in articoli, libri e conferenze in oltre venti anni di attività.
Certamente molti lettori ricorderanno il suo “L'impero amazzonico. Cento anni di ricerche dal colonnello Fawcett ai giorni nostri” (2002) vero punto di partenza dell'attenta e appassionante ricerca dell'amico Marco Zagni.
Attivissimo nel progettare sempre nuove ed importanti spedizioni, è al momento in preparazione di quella che è probabilmente la sintesi di venti e più anni di ricerche sull'Impero Amazzonico, e che dovrà portare alla scoperta della sua capitale, Paititi.
Località nei pressi di cui l'Autore si è avvicinato in precedenti spedizioni e che ci dice ora averne individuato l'area in maniera più che precisa, ed essere intenzionato a raggiungerla con la sua prossima spedizione.
Di sicuro la vita avventurosa e le preziose scoperte del colonnello Fawcett hanno aperto la strada alla ricerca del nostro Autore, che tuttavia, a leggere i suoi scritti, per le sue ricerche si è avvalso e si avvale di molte altre fonti.
Ma tornando al Reich Segreto, il suo ultimo saggio, l'Autore va oltre, e non manca di prendere in esame le vicende poco note immediatamente precedenti e poi successive alla resa della Germania Nazista, che potrebbero sembrare un corollario degli ultimi giorni del Terzo Reich, più o meno avvolto nella leggenda, ma che, al contrario, in questo libro prendono forma storica documentatissima.
Interessantissimo ciò che l'Autore, grazie alle sue approfondite ricerche documentarie, ci dice sulle tecnologie scoperte da certi dipartimenti riservati all'interno dell'Ahnenerbe stessa, come ad esempio il Gruppo Speciale Kammler, e sulle migliaia di brevetti divenuti preda di guerra di Americani, Inglesi e Russi. L'Autore ci parla non soltanto di mezzi sperimentali, ma anche delle filosofie alternative che ne hanno reso possibile l'ideazione, e più tardi, a guerra finita (ma finita si fa per dire...), che ne hanno reso possibile la realizzazione da parte dell'industria bellica dei vincitori. Realizzazioni comunque secretate ed invisibili agli occhi del pubblico, sebbene non sia stato possibile tenerle del tutto nascoste. E allora, come ci fa notare saggiamente l'Autore, ecco la disinformazione all'opera e i velivoli sperimentali dell’ ingegneria Ahnenerbe, trasformati in UFO; sebbene, è ancora l'Autore a notare giustamente che, per altri versi non si possano escludere visite da altri pianeti a bordo di velivoli sconosciuti alla tecnologia terrestre.
Ma non tutte le scoperte dell'Ahnenrbe divennero preda di guerra. Molti dei progetti e del materiale venne trasferito, secondo quanto riesce a documentare l'Autore in questo libro, con degli U-Boot, dall'Europa fino nella base segretissima in Antartide, la Neuchwabenland, e successivamente in Sud America.
Ed è così che il nostro Autore, studiando gli scritti di alcuni studiosi di frontiera, che
nomina estesamente nel libro, raccogliendone le intuizioni e portando avanti proprie ricerche originali, mettendo insieme tutti gli elementi, riesce ad offrirci un quadro chiaro che dà senso a tutta una serie di avvenimenti che presi singolarmente resterebbero nel campo dello stupore, del mistero, dell'inspiegabile o dell'impossibile; ma che presi nel loro insieme, raccontano una storia parallela che probabilmente continua a svolgersi all'insaputa dei più.
Tutti quei fatti eclatanti e misteriosi di cui ai più sfugge il senso, messi dall'Autore in una relazione di lunga durata, vanno a formare un disegno più ampio in cui ogni singolo evento acquista il suo significato in un racconto denso di rimandi ad una molteplicità di elementi degni di nota. I singoli elementi che l'Autore ricompone nell'insieme, offrono così al lettore risposte più che verosimili ai tanti interrogativi posti dai misteri che le ricerche dell'Ahnenerbe, con la fine della 2° Guerra Mondiale, hanno lasciato irrisolti, e la cui sintesi possiamo leggere nel titolo stesso del libro: “Il Reich segreto”.
Marco Zagni, Il Reich segreto, le basi tedesche tra l'Antartide e il Sud America, Mursia, Milano 2023 - 30 illustrazioni b/n fuori testo - pagine 220.
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Come avevamo già scritto nel saggio precedente (Wiligut la Scienza segreta), in questa attuale fase storica di Cancel Culture, dove l’intento principale globalista estremo è di trasformare l’Uomo in un essere totalmente dipendente dal pensiero unico e senza alcun spirito critico, ci era sembrato fondamentale fornire in questa piccola collana il ricordo del pensiero alternativo di Karl Maria Wiligut attraverso due dei suoi “discepoli” più conosciuti, Emil Rüdiger (1885-1952) e Rudolf J. Mund (1921-1985).
Da notare però che, per quanto ci è noto, solo Rüdiger entrò effettivamente in contatto con Wiligut (anche per motivi anagrafici), mentre Mund, giovane combattente nelle Waffen SS (e poi come ufficiale, preso prigioniero all’inizio del 1945 sul finire dell’Offensiva delle Ardenne) costruì principalmente la sua base delle conoscenze esoteriche (entrando poi nell’ONT) a partire dagli anni Cinquanta frequentando a Vienna il famoso Gruppo Landig (da Wilhelm Landig, 1909-1997). Questo secondo saggio, Wiligut la Religione segreta costituisce parte di un manoscritto mai pubblicato da Mund. (Graal Edizioni 2023 – reperibile sulle piattaforme internet ).
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Questo lavoro può essere considerato come un ulteriore approfondimento dei precedenti saggi dell’Autore per la Casa Editrice Mursia su alcuni misteri relativi alla Germania nazista e al Terzo Reich pubblicati negli anni scorsi, ma svolto anche con il contributo diretto di ricerche e spedizioni effettuate in Bolivia, Perù e Brasile.
La Germania nazista ha veramente avuto delle basi segrete in Sud America e in Antartide? Di che cosa si occuparono queste basi e quali furono i veri scopi di determinate missioni oceaniche tedesche sia durante che verso il finire della Seconda guerra Mondiale? E quali furono i comportamenti e le risposte militari degli Alleati, sia durante che dopo la fine della Seconda guerra mondiale? Esiste ancora qualche motivo per cui l’opinione pubblica non è ancora stata informata?
Di tutto questo il saggio in questione se ne occupa attraverso una compiuta elaborazione saggistica, con l’ausilio di diversi Documenti poco conosciuti o inediti e pure per mezzo di resoconti personali di viaggi e operazioni svolte “sul campo”. L’autore con questo lavoro ha portato il lettore in un viaggio dagli anni Quaranta sino ai giorni nostri attraverso determinate risoluzioni storiche plausibili e del tutto sorprendenti.
Il Reich segreto – Mursia Milano 2023 , in uscita da gennaio 2023.
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Grazie al lavoro di traduzione di Alessandro Rossolini possiamo presentare al pubblico del nostro Paese un altro pezzo in più per comporre il pensiero e il lavoro di Karl Maria Wiligut, il “Rasputin” di Heinrich Himmler, per come è passato alla Storia, attraverso gli scritti di uno dei suoi più famosi discepoli: Emil Rüdiger. Wiligut fu il collante tra il mondo conoscibile e inconoscibile. Egli diede una metrica scientifica alla magia e all’esoterismo. Ora questo materiale è finalmente alla portata di tutti. Nonostante gli attuali tempi oscuri siano sempre meno indicati per informare e svolgere il proprio lavoro di ricerca che portino a saggi come questo, noi speriamo che il presente scritto possa essere il primo di una serie legata a ben determinati personaggi che, a nostro parere, non debbano mai essere dimenticati.
WILIGUT –LA SCIENZA SEGRETA secondo il discepolo Emil Rüdiger. disponibile sulle piattaforme internet.
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Cercando tra vecchie riviste ho ritrovato credo il mio primo articolo scritto per la rivista Nexus nel 1996, n. 7: “Operazione Lagarto”, vi erano già in evidenza tutte le idee che mi hanno spinto a portare avanti sia le mie ipotesi di ricerca che le mie spedizioni sul campo in Sud America , tra il Perù, la Bolivia e il Brasile. Tra le altre cose ho ritrovato l’ultimo scritto di notevole valore dell’esploratore Neuenschwander landa, “Paititi ipotesi final”, dell’anno 2000, di cui credo di essere l’unico italiano a possederne una copia. In esso , poco prima che l’esploratore ci lasciasse, vengono elencati alcuni luoghi importanti sulla possibile ubicazione del Paititi, tra i quali, di fatto, quello esatto. Definito da lui come “Meseta Mesopotamica “, ne verranno presentate le precisazioni geografiche in un mio scritto molto importante, di Fenix n.99 del gennaio 2017, dove per la prima volta presento in Italia in un articolo scritto, nero su bianco, il concetto di “Altopiano Mesopotamico”. Ma già dal mio saggio “L’Impero Amazzonico” del 2002 evidenziavo la scoperta di una “Laguna Quadrata” grazie alle mie foto satellitari acquistate dagli Usa nel 2000 e ingrandite dall’amico fotografo Leonardo Bellandi. E questa Laguna Quadrata è parte essenziale della leggenda del Regno del Paititi e si trova proprio sull’Altopiano Mesopotamico. 1998, 2000, 2007, 2010, 2011, 2013, 2015, 2016, 2018, 2019. Questi gli anni delle mie spedizioni e ricerche più importanti, tra il Perù , il Brasile e la Bolivia. In tutti questi anni, tra ricerche sul campo, spedizioni e studi didattici, con l’aiuto insostituibile del medico esploratore Roberto de Leo e dell’archeoastronoma Silvia Motta dell’Inaf, abbiamo di fatto ultimato determinate ricerche e posso dire senza sbagliarmi, vista la grande presenza di cittadelle al suo interno, che Paikikin-Paititi, il Regno uguale a Cusco, l’ultimo rifugio degli Incas, giace sull’Altopiano Mesopotamico peruviano, tra i fiumi Timpia e Ticumpinia. Incontestabilmente. E’ cosa certa, e forse, addirittura, questo regno si spingeva sino in Brasile. Il Regno perduto, il Regno dei Musos. Percy Fawcett, il Precursore di questa autentica “Cerca”, era consapevole dell’enorme importanza archeologica di queste ultime vestigia dell’Antico Impero Amazzonico.
Altri miei articoli di fondamentale importanza riguardo la cerca del
Paititi:
Nexus n. 30, 2001 - I racconti di Don Canales,
Nexus n. 107, 2013 - Spedizione Inkari 2013,
Nexus n. 144, 2020- L'Ultimo rifugio degli Incas,
Appendice al romanzo di Anna Bellon "Le Grotte del Tempo" - 2021
"La mia cerca del Paititi e altre Storie".
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di Marco Zagni
Nel Capitolo ottavo de Il Sole e la Runa, l’ultimo saggio della collana storica Mursia dedicata all’Organizzazione del Terzo Reich Ahnenerbe, Associazione nata nel 1935 per volere di Heinrich Himmler (1900-1945) volta principalmente alla ricerca preistorica ed a una visione alternativa della Storia del Mondo e dell’Uomo, in questo caso l’esame dei rapporti di questa Associazione con l’Impero giapponese, ho voluto inserire lo strano caso storico-giudiziario dei Documenti Takeuchi, per la prima volta presentato ai lettori italiani. Allora (dal 1936) i Tedeschi, tramite l’Ahnenerbe e il Servizio segreto SD si erano dimostrati molto interessati alla storia dei Documenti Takeuchi perché mettevano in relazione parte dei loro contenuti con antichi testi reperiti in India, che già erano stati tradotti dalle missioni archeologiche tedesche ed inglesi in quel Paese asiatico sin dalla fine dell’Ottocento.
In Italia nel 1993 le Edizioni Mediterranee avevano pubblicato un piccolo saggio molto interessante, Mondi Dimenticati, del tradizionalista e maestro macrobiotico giapponese Michio Kushi (1926-2014). In esso, tra le altre cose, si accennava all’esistenza in Giappone di una mole notevole di antichissimi documenti, contenenti mappe e relazioni sulla più antica storia delle Isole Giapponesi stesse, dell’Asia e di tutto il Pianeta Terra, anche se i Documenti Takeuchi non venivano nominati direttamente.
In seguito, grazie al precedente lavoro ventennale dello studioso Kosaka Wado (deceduto diversi anni or sono), nel 1995 venne pubblicato in Giappone un suo saggio, I Documenti Takeuchi, che svelava la storia segreta della Terra e dell’Uomo secondo la più antica tradizione di stampo Shintoista detenuta dalla cultura giapponese: dall’arrivo sul nostro Pianeta milioni di anni or sono di esseri semi-divini, alla creazione dell’Umanità “dei cinque colori”, al peregrinare di queste cinque razze madri umane sino al susseguirsi di Dinastie Celesti antidiluviane sulla Terra per arrivare all’investitura della Casa Imperiale Giapponese attuale, alcuni secoli prima di Cristo. Eccone una breve presentazione:
“In un'epoca estremamente remota, i Giapponesi della razza originaria cominciarono a plasmare ogni genere di civiltà.
Sostenuti da una Natura divina elevata, costruirono una straordinaria civiltà ultra scientifica. Le splendide Anime provenienti dal Cosmo che regnavano nel momento di massimo fulgore di questa civiltà erano Imperatori Celesti!”
L’inglese Dennis Mitchamson, che ha vissuto parecchio tempo in Giappone (adesso è residente in Italia), ha tradotto in italiano questa saga Takeuchi (che oggi consta di ben tre saggi), avendo ottenuto dalla signora Nobuyo Okubo, vedova di Kosaka Wado, il permesso scritto di far pubblicare i Documenti Takenuchi nel nostro Paese e nella nostra lingua, in forma prettamente cartacea.
Chi scrive lo aveva letto, controllato la traduzione e lo ha trovato estremamente interessante, con una specifica commistione di Storia del Cosmo, Archeologia di frontiera, Religione Shinto e Realismo fantastico, assolutamente unica nel suo genere ma perfettamente in linea, per esempio, con i più fortunati saggi degli scomparsi e mai dimenticati Peter Kolosimo e Zecharia Sitchin. Un libro originale e molto ardito nelle sue tesi, interessante per gli storici ma appetibile per i lettori appassionati dei misteri dell’Archeologia e dello Spazio.
I Documenti Takeuchi presentano un’iconografia con molti disegni, mappe e altre raffigurazioni che costituiscono un inserto iconografico interessante e visivamente accattivante.
Ma cosa sono e cosa rappresentano in verità i Documenti Takeuchi?
In realtà parte di questi documenti sono andati purtroppo distrutti nella primavera del 1945 per colpa di un raid aereo Americano su Tokyo ma, naturalmente, ne erano state fatte delle copie.
Secondo questi Documenti, che erano stati tradotti in lingua giapponese partendo da “caratteri divini” per la prima volta nel V secolo Dopo Cristo, l’Età di questo nostro Universo ha almeno 30 miliardi di anni.
Dalla nascita del nostro Universo fino ad oggi, secondo i Documenti Takeuchi, si sono succedute nel creato 7 Ere Celesti Divine (prima Era del Dio Nommo Nushi), 25 Ere Semi/Divine (Generazioni Joko ), 72 Ere o meglio Generazioni di Re Sovrumani (durata di vita dei Re non superiore ai 2.000 anni) e 126 generazioni di Imperatori umani a partire dal primo imperatore giapponese Tenno (cioè l’attuale dinastia Yamato , riconosciuta per decisione divina come vera ed unica Dinastia rappresentante mondiale, secondo i Documenti stessi).
A partire dalla quinta Era Celeste , gli “Dèi” Sumera Mikoto decisero di discendere sulla Terra per trasformarla in un Paradiso di vita.
In seguito, a partire della seconda generazione Semi/Divina Joko fu deciso di creare gli esseri umani con una probabile operazione di ingegneria genetica, e furono divisi in cinque razze (nera , bianca , rossa, gialla e “blu”).
Gli Uomini, in seguito, si erano sparsi per tutta la Terra, partendo dall’attuale Giappone e, da allora fino a quest’ultima, avevano costituito una serie impressionante di civiltà (o meglio di “Umanità”), circa 100, raggiungendo anche i più elevati livelli tecnologici, per poi venire regolarmente annientati periodicamente da una immane catastrofe mondiale.
Così anche questa attuale Umanità, la nostra, verrà distrutta, per poi risalire la china della civilizzazione in un tempo futuro.
Lemuria, Mu e Atlantide rappresentavano allora solo le ultime civiltà che si erano succedute, in ordine di tempo, le prime invece a partire da milioni e milioni di anni or sono.
Quello che si è letto fino a qui potrebbe all’inizio non stupire troppo chi è a conoscenza della religione Shinto giapponese e dei suoi miti contenuti nelle più conosciute saghe nipponiche, i “waga kuni no Kojiki” o semplicemente “Kojiki” (Descrizione degli antichi eventi), documento ufficiale Shinto del VII secolo Dopo Cristo.
In realtà la famiglia Takeuchi, durante gli Anni Trenta del Novecento e sino al 1944, fu perseguitata e sottoposta a processi (conclusisi poi con una assoluzione definitiva) da parte del Governo giapponese per un motivo molto semplice: la famiglia Takeuchi sosteneva (e sostiene tutt’oggi) che i documenti in suo possesso devono essere interpretati “alla lettera”: non sono “miti” ma sono un resoconto fedelissimo della più antica storia del Mondo fino alla venuta di Cristo sulla Terra.
Ci sono così descrizioni di “divinità” (o meglio “principi finalistici divini” autocoscienti) come di veri e propri esseri sovrumani che discesero sulla Terra con le loro astronavi prima in Giappone e poi vaganti per tutto il Pianeta, creando l’Uomo e donandogli i mezzi per raggiungere grandissimi gradi di civilizzazione, civiltà umane scomparse e poi risorte, sempre sotto gli occhi di queste “divinità” della Natura universale che ci controllano da milioni di anni.
Ovviamente, in un primo tempo, la struttura governante giapponese non poteva accettare che la religione Shinto fosse degradata ad una saga del genere “Guerre Stellari”, soprattutto per i legami profondi di questa religione che fondamentalmente è sempre stata di “supporto” alla regnante famiglia Yamato attuale.
Ma in seguito l’atteggiamento cambiò e la Suprema Corte Giapponese, alla fine del 1944, decretò che non era possibile decidere alcuna pena sulle convinzioni del clan Takeuchi, non avendo quest’ultimo mai veramente mancato di rispetto alla religione di stato Shinto.
I Tedeschi erano rimasti impressionati da questa storia: infatti secondo indagini provenienti dalle visite ufficiali in Giappone di diversi ufficiali delle SS, ed alcune approfondite letture del Bushido effettuale dallo stesso Capo dell’Ahnenerbe Heinrich Himmler, ci si era convinti dell’esistenza di una antichissima affinità culturale e di sangue tra i Nordici europei ed i Giapponesi, basandosi anche su antichissime leggende orientali che vedevano il Giappone come punto di arrivo, milioni di anni fa, di entità divine extraterrestri che avevano aiutato il genere umano ad uscire dalla barbarie e a indirizzarsi verso la civiltà.
Secondo i Documenti Takeuchi resi pubblici già dagli anni Venti, erano state create in Giappone da queste divinità cinque razze madri principali di cui una, ormai scomparsa, razza umana dalla carnagione azzurra, che aveva popolato il Nord Europa e la Scandinavia, passando prima dall’Asia e dall’India, in particolare, utilizzando delle navi volanti (sarebbero i famosi Vimanas, secondo la mitologia indiana).
Erano, secondo Himmler, gli Antenati della razza nordica, unitisi in seguito agli altri esseri semi-divini, i Tuatha de Danaan, che erano giunti anch’essi dal cielo provenienti dalla Costellazione di Cassiopea, stabilendosi al Polo Nord. Sulle capacità tecnologiche di questa razza azzurra si erano immaginate diverse ipotesi, partendo dall’utilizzo di motori aeronautici funzionanti con un amalgama di mercurio.
Le rappresentazioni degli Dèi indiani venivano raffigurate a volte con la pelle blu-nera (vedi il Dio Krishna, per esempio, o lo stesso Vishnu), indice appunto di un antico ricordo di queste antiche razze di origine celeste, dominatrici del pianeta.
L’antichissimo contatto culturale tra il Giappone e il Nord Europa era pertanto passato, attraverso migrazioni antidiluviane, tra la Catena sacra dell’Himalaya, il Gobi, il Tibet e l’India.
Marco Zagni - Il sole e la runa – Ed. Mursia 2021.
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Gurdjieff morì a Parigi a fine ottobre del 1949. Il primo di settembre precedente però G. [Gurdjieff] aveva voluto organizzare con il suo gruppo di fedeli una sua ultima gita alle famose Grotte di Lascaux. Leggiamo, per il momento, il resoconto stilato da John G. Bennett e da sua moglie Elizabeth Bennett in merito a questo avvenimento.
1 settembre.
[J.G.B -(Sei del pomeriggio, tornando a Parigi) Questa mattina abbiamo visitato le Grotte di Lascaux. Gurdjieff ha accertato la loro antichità e autenticità, a eccezione del fatto che ha fissato la loro età a 8000 anni, invece dei 18-20000 degli archeologi. Più tardi tenterò di scrivere tutto quello che ha detto.
E.B. Gurdjieff non ha voluto fare colazione. Mentre noi facevamo la nostra, nel giardino del Soleil dOr, si è seduto a un tavolino sul marciapiede, col suo fez rosso, e ha bevuto tè, senza mangiare niente.
Le sue gambe erano gonfie e gli davano qualche problema. Sono rimasta seduta con lui per un po e lui ha parlato della possibilità di ritornare a Ginevra ecc, ma niente è stato deciso.
Siamo andati alle grotte, arrivandoci con qualche difficoltà. La macchina di G. [Gurdjieff] non riusciva a fare la salita, così si è trasferito sulla Vauxhall e il signor B. lha portato fino allentrata. Cera il signor Windel, e ci ha fatto da guida. Ravidat, e Marsal e i cani tutti si ricordavano di noi dallanno scorso.
Gurdjieff era evidentemente ansioso di vedere le grotte. Era molto bello essere lì con lui me lo ricordo in piedi con le gambe divaricate, appoggiato al suo bastone, con la testa allinsù, mentre guardava il grande cervo con le corna stilizzate nella prima galleria. Io ero rimasta in coda al gruppo per chiudere le porte di ferro, ma poi mi sono infilata tra gli altri e mi sono avvicinata a lui per sentire cosa diceva. Anche così non riuscivo a sentirlo bene. Ha detto che lanimale composito è un emblema.
Un simbolo?, ha chiesto il signor B. , e lui ha risposto: No, un emblema, come la Sfinge. Lo interessava molto. Ha detto che le corna sulla renna sono come le corna di Belzebù, rappresentano il grado di realizzazione. Ha aggiunto che gli strani disegni sono lettere, come in cinese, e che ciascuno ha un significato speciale. Ha insistito sul fatto che le pitture sono vecchie di 8.000 anni, non come dicono gli esperti, 10 o 20 mila. Ha ripetuto che questo lavoro è stato fatto dopo la caduta di Atlantide. Ha aggiunto inoltre che ci devono essere senza dubbio dei dolmen nel raggio di cinque chilometri dalle grotte. Se avessero trovato questi dolmen, li avrebbe studiati e avrebbe di nuovo visitato le grotte.
Quando abbiamo lasciato le grotte, il gruppo della macchina a noleggio è tornato a Parigi e i signor G., dopo aver scelto Lisc, Iovanna e le due Mills per la sua macchina, ha detto al signor B., assieme a Tim, Bernard e me, di tornare a Parigi senza di lui. Siamo andati insieme a Tulle e là, dopo esserci fermati a un caffè per qualche bevanda ghiacciata, labbiamo lasciato. Non so dove sia andato.
Così abbiamo proseguito spensieratamente. Ci siamo fermati al piccolo villaggio dove vive la vecchia Madeleine (cera una fiera). Lei era seduta su una panchina al sole, accanto alla porta di casa sua, una creatura minuscola, aveva 89 anni. Naturalmente non sapeva chi fossi, ma mi ha baciato sulle guance e mi ha tenuto la mano. Abbiamo pranzato molto bene a Uzerche e abbiamo proseguito per Bourges. Là abbiamo cenato e siamo andati alla Cattedrale, che appariva stupenda e irreale alla luce di un lampione e delle stelle.
2 settembre.
J.G.B. (7.30 del mattino a Bourges). Adesso devo tentare di ricostruire gli ultimi giorni. Mercoledì mattina siamo partiti alle nove e abbiamo attraversato Clermont Ferrand per il Puy de Dôme fino a Mont Dore, dove abbiamo fatto un magnifico pranzo, che avevo ordinato da Vichy.
Abbiamo proseguito per La Bourboule, Ursel e Tulle fino a Brive, fermandoci a dormire nel bosco. Sembra che G. [Gurdjieff] abbia gradito molto il pranzo. Certamente si è assunto un compito gravoso con John M. ed è molto istruttivo vedere la cura con cui laffronta. Lui usa il cibo in maniera molto potente come mezzo per avvicinare le persone. Abbiamo raggiunto Montignac alle nove di sera. G. era molto stanco e ha dovuto spesso bere del caffè per non addormentarsi. Ciò nonostante abbiamo cenato alle 9.45 circa al Soleil dOr e siamo rimasti a tavola sino alle 11.30. Non ha mangiato molto, ma ha apprezzato il gelato. Si è lamentato che la sua stanza non era abbastanza comoda e che aveva bisogno del suo bagno personale per curarsi. Ha parlato pochissimo, ma è stato molto gentile con la vecchia signora che ci serviva. Anche se inizialmente si è dispiaciuto per la semplicità del vitto, ha visto con quale sincerità i Bourgs cercavano di accontentarlo ed è stato molto gentile con entrambi. Dopo pranzo ho chiacchierato con E. nel giardino dellalbergo Lho accompagnata alluna del mattino nel posto dove alloggiava e abbiamo nuotato nella Vézère. Io dormivo allaltro capo del paese, e gli altri erano sparsi qua e là.
Alle sette del mattino sono andato a controllare le macchine e sono andato al Soleil dOr poco prima delle otto, dove ho trovato il signor G. che era già sceso per la colazione. Siamo partiti per le grotte poco dopo le nove. Grossi problemi a portare la sua macchina su per la salita.
G. era molto stanco e le sue gambe gli davano evidentemente fastidio. Nonostante questo è venuto fino in cima con la mia macchina e, dopo aver aspettato che un gruppo completasse la sua visita, siamo scesi con Windels alle dieci circa. Non cè dubbio che fosse interessato e impressionato. Ha detto che i disegni nella caverna sono certamente molto antichi, circa 8000 anni. Ha detto che devono esserci senza dubbio sette dolmen a non più di cinque chilometri dalla grotta. Se si riuscivano a trovare questi dolmen, li avrebbe esaminati e avrebbe passato dellaltro tempo nella grotta. Ha parlato delle corna del cervo come il simbolo del grado di realizzazione, alla stessa stregua delle corna di Belzebù. Senza dubbio, osservando la disposizione delle corna era ovvio come queste fossero formali e piuttosto diverse dai buoi e dai cavalli, che erano invece molto realistici. Gli ho chiesto spiegazioni su alcuni segni. Mi ha risposto che erano lettere, come in cinese: ce nerano circa 45, ognuno con un significato particolare. Era molto interessato all animale composito allentrata, e ha detto che era un emblema, come la Sfinge, e ha aggiunto che era tale e quale a come si trovava in Atlantide. Ricordo che aveva scritto della Sfinge quale emblema della Società Akhldan, e ho capito che ciò che intendeva dire era che qui a Lascaux si trovava un centro di questa società e che questo animale era il loro emblema e allo stesso tempo lelemento di richiamo per il loro lavoro.
Quando abbiamo lasciato le caverne stava comprando fotografie per tutti.
Cera unarmonia inconfondibile nel suo essere là. Sembrava trovarsi completamente a suo agio, tutto era silenzio, e noi gli stavamo intorno sereni e felici. Non ha aggiunto altro, tranne laver detto a Iovanna di mandare le fotografie a suo padre, dicendogli che queste pitture erano molto antiche e sarebbero state di grande interesse per lui. Lei ha risposto di essere molto dispiaciuta che lui non potesse essere lì.
Mentre lo stavo riportando giù in macchina, gli ho detto che gli archeologi concordavano sul fatto che queste pitture avessero tra i 15000 e i 25000 anni. G. ha risposto di no, non più di 8000 anni fa [stessa indicazione di periodo della Cultura Masma di Marcahuasi in Perù, secondo le ipotesi del dottor Daniel Ruzo]. Gli ho detto che era stato provato dagli utensili e dalle ossa. Si pensa ho detto che risalgano a prima della caduta di Atlantide. Ha immediatamente risposto in tono allibito: Come è possibile? Questi non possono essere prima della caduta di Atlantide. Poi è rimasto in silenzio, e non sono riuscito a cavargli altro].
Il presente documento che voglio scrivere, dato che è stato iniziato con la stesura di un famoso episodio descritto nel saggio di John G. Bennett Idioti a Parigi (ed. Mediterranee 1996), potrebbe risultare strano o meglio, non molto chiaro. In realtà se ho desiderato cominciare in questo modo è a causa di alcuni motivi che diverranno manifesti nel corso di questa lettura. Per quanto ne so un argomento del genere sino ad ora nel nostro Paese forse non era stato sviluppato specificamente ma forse, di questi tempi, è bene occuparsene.
Largomento Atlantide non era certo stato trattato nel Nunzio del Bene Venturo (pubblicato da Astrolabio nel 2003), lunico saggio scritto da Gurdjieff e pubblicato nel 1933 quando lo stesso Maestro caucasico era ancora in vita. Lo stesso Ouspensky nei suoi Frammenti (Frammenti di un insegnamento sconosciuto pubblicato da Astrolabio nel 1976) praticamente non affronta mai largomento Atlantide, ma daltronde Ouspensky, il più famoso discepolo di G. [Gurdjieff], qui descriveva il periodo delle sue attività praticamente prima che il Maestro si recasse in Francia nel 1922 (a parte che nelle ultime pagine del libro).
Pertanto G. affronta sovente la storia di Atlantide e le sue implicazioni di fatto principalmente nei Racconti di Belzebù a suo nipote (la mia edizione italiana è di Neri Pozza, 1999, ma ce ne sono altre più recenti), che però venne pubblicato per la prima volta solo dopo la sua morte. La parola Atlantide viene citata in questo romanzo almeno una cinquantina di volte.
G. dava per scontata e certa lesistenza di una civiltà precedente di tipo organizzato alla fine dellultima Era Glaciale, è questo è un dato da prendere in grande considerazione. Perché? Perché lui stesso aveva trovato dei documenti, delle testimonianze che confermavano questo fatto, per lui senza ombra di dubbio. Ma questo è un altro argomento che affronteremo sul finire di questo scritto. Il fine di G. era soprattutto descrivere lesistenza e le attività della Società Akhldann, una Società di sapienti nata in Atlantide quando questa civiltà era il fulcro della cultura mondiale antidiluviana.
G. cita per la prima volta il nome Akhldann al Capitolo XX del Belzebù in questi termini:
Allepoca in cui i cacciatori di pirmarali [cervi] decisero di insediarsi sulle rive del Mar dellAbbondanza [ampio Golfo nella Nuova Zelanda], si trovava già in quei luoghi un essere assai importante che proveniva dal continente Atlantide e che apparteneva, i qualità di Astrosovor [Astronomo] a una società di sapienti come ce ne furono e senza dubbio mai più ce ne saranno sulla Terra. La società di sapienti aveva nome Akhldann.
La ragione che aveva condotto quell Akhldaneo sulle rive del Mar dellAbbondanza era la seguente. Subito prima della Seconda Catastrofe, i vari sapienti di Atlantide, fondatori della Società realmente grande di Akhldann, si resero conto che ben presto qualche cosa di molto grave sarebbe accaduto sul loro pianeta. Si misero perciò ad osservare attentamente tutti i fenomeni naturali, ma nonostante tutti i loro sforzi, non riuscirono a comprendere che cosa sarebbe accaduto. Poco dopo essi inviarono alcuni dei loro membri su altri continenti e su altre isole con la speranza di chiarire, grazie alle loro osservazioni comuni, quale fosse il pericolo imminente.
Pare però che linvio di membri della Società di Akhldann su vari altri continenti (in particolare in Africa e in Asia) fu purtroppo tardivo, senza risultati concreti, e la catastrofe sul pianeta Terra si verificò comunque. Seguiamo (Capitolo XXIII del Belzebù):
Di fatto , allepoca della Seconda perturbazione transapalniana [la catastrofe di cui sopra] molte parti di terraferma grandi e piccole furono inghiottite, insieme col continente principale di Atlantide, nelle profondità dello sventurato pianeta; e al loro posto ne apparvero altre. Gli spostamenti, effettuatisi nel giro di alcuni dei loro giorni in diverse zone della presenza generale della Terra, furono accompagnati da ripetuti tremori del pianeta e da manifestazioni che non potevano non suscitare terrore nella coscienza e nelle sensazioni degli esseri di ogni specie.
I sapienti della Società di Akhldann che si erano salvati dalla catastrofe che aveva distrutto Atlantide e che si erano trasferiti o si trovavano già su altri continenti, si misero a capo dei gruppi di altri uomini che trovarono, crearono dei centri di sopravvivenza, ricerca e continuità delle loro conoscenze e furono il fulcro per la ripresa della cultura umana in varie parti del mondo. Infatti Belzebù, in una delle sue discese sulla Terra dal pianeta Marte aveva incontrato resti evidenti del loro operato in Egitto:
[] Dal momento che il potere cosciente manifestato nella creazioni di quelle costruzioni fatte a regola darte e mai più eguagliate né prima né dopo, di cui sono stato testimone oculare, era anche il risultato delle acquisizioni degli esseri tricerebrali [gli uomini] ordinari membri della Società sapiente degli Akhldanei, costituitasi sul continente Atlantide prima della Seconda grande catastrofe terrestre [la Prima era stata quella che aveva portato alla nascita della Luna come una parte della Terra che si era staccata dal corpo principale, a causa della collisione del pianeta con una cometa, chiamata Kondur], la cosa migliore sarà, penso, chio ti racconti, sia pure per sommi capi, la storia di quella grandissima Società scientifica.
E così, seguiamo per sommi capi la descrizione di G. di questa Società culturale di Atlantide (Capitolo XXIII Quarta visita di Belzebù sulla Terra -:
Essa venne fondata per iniziativa di un essere di laggiù, un certo Ben-Kultassi, che seppe spingere il perfezionamento delle sue parti esseriche superiori fino allessere di un santo Individuo eterno: e questa parte superiore del suo essere risiede ora sul Santo Pianeta del Purgatorio.
La descrizione delle scelte che portarono Bel-Kultassi a decidere di creare la Società di Akhldann è esplicita per far comprendere ai lettori che essa era la vera antesignana, millenni prima, dei vari Centri di Studio sullUomo creati da Gurdjieff stesso millenni dopo, in epoca contemporanea (particolarmente in Francia, dal 1922 sino alla sua morte). Ma leggiamo ancora delle descrizioni (sempre presenti al Capitolo XXIII del Belzebù) della Società di Akhldann, la cui parola Akhldann, appunto significava:
Sforzarsi di prendere coscienza del significato e dello scopo dellEssere degli esseri:
[] Proprio allora nacque e si strutturò per la prima volta la vera Scienza oggettiva, poi sviluppatasi in maniera normale fino alla Seconda grande catastrofe subita dal loro pianeta; e sappi ugualmente che alcune sue branche progredirono a quel tempo con una rapidità senza precedenti [] I membri di quella sapiente Società terrestre la prima e forse anche lultima del genere si divisero dunque in 7 Gruppi indipendenti o, per usare unaltra espressione, in 7 Sezioni, ciascuna delle quali aveva un nome particolare. Vediamo di che si occupavano i Sette Gruppi o Sezioni di lavoro e ricerca della Società di Akhldann:
Fokhsovori: si dedicavano allo studio della presenza del loro pianeta e dellazione reciproca delle sue parti distinte;
Strassovori: studiavano la radiazione di tutti gli altri pianeti del Sistema solare, e lazione reciproca di queste diverse radiazioni;
Metrossovori: studiavano una branca della Scienza che si chiama Matematica;
Psicossovori: le loro osservazioni si rivolgevano alle percezioni, alle emozioni, e alle manifestazioni dei loro simili;
Harnossovori: studiavano una branca della Scienza comprensiva di Fisica e Chimica;
Mistessovori: studiavano tutti i fatti che accadevano al di fuori degli esseri;
Gezpudinissovori: studiavano le manifestazioni indotte nella presenza degli esseri del loro pianeta.
Nel Capitolo successivo (XXIV) del Belzebù Gurdjieff sostiene che nei millenni successivi alla diffusione di alcuni di questi Centri societari Akhldanei in alcune parti del mondo, si verificò una nuova catastrofe, con venti fortissimi che sconvolsero il pianeta e portarono enormi quantità di sabbie dappertutto che contribuirono alla formazione dei Deserti più importanti del mondo, compreso quello del Sahara.
Dopo questo periodo, i Centri più importanti dove era rimasta leredità e il ricordo, come se fosse una memoria ereditaria, degli studi della Società Akhldann erano in Egitto (Cairo) e in Babilonia, e proprio in questultimo Centro di Babilonia si svolse la quinta discesa di Belzebù sulla Terra. Qui nel Belzebù viene descritto lincontro dello stesso con vari sapienti che provenivano da varie parti del mondo, compresi sapienti discendenti dai sapienti originari della Società atlantidea di Akhldann. Risulta qui lampante una straordinaria connessione con quello che era stato scritto da Gurdjieff in un altro libro di estrema importanza per il nostro studio: Incontri con Uomini straordinari.
Nel Capitolo Il signor X di questo libro autobiografico G. descrive il ritrovamento di alcuni documenti, pergamene o lettere tra religiosi tra i resti dellantica città di Ani (situata a circa 50 km. da Aleksandropol e che oggi si trova in Turchia), in una delle quali si poteva leggere così:
Il nostro venerabile padre Telvent è finalmente riuscito a conoscere la verità sulla Confraternita dei Sarmung. Il loro ernos [centro della confraternita] è effettivamente esistito vicino alla città di Siranu. Poco dopo lesodo, essi emigrarono a loro volta, circa cinquantanni fa, per stabilirsi nella Valle di Izrumin, a tre giorni di cammino da Nivssi [oggi Mosul].
Nel film omonimo del regista Peter Brook, della fine degli anni Settanta, si intravede che tra le pergamene trovate ad Ani cera anche il simbolo del famoso Enneagramma. Ma questo, è meglio dirlo, risulta essere una licenza poetica del regista perché Ouspensky sostiene che G. parlò dellEnneagramma solo alle lezioni russe nel 1916, e mai fece un collegamento col materiale ritrovato nella vecchia capitale armena. Bennett per esempio sostiene che nel suo libro Incontri con uomini straordinari, G. allude allEnneagramma quando descrive gli strani apparecchi da lui visti nel monastero Sarmung che servivano da allenamento per le danzatrici sacre (è il Capitolo che riguarda il Principe russo suo amico). Ma è una interpretazione esclusiva di Bennett che si trova nel suo libro LEnigma Gurdjieff (Ubaldini editore 1983).
Secondo Gurdjieff comunque, Sarmung era il nome di una celebre Scuola esoterica, fondata a Babilonia almeno 2500 anni prima della nascita di Cristo. Spingendosi sulle tracce della Confraternita Sarmung, alla ricerca della Valle di Izrumin, si verificò un incidente. Il suo compagno di ricerca Pôłosean era stato morso da una tarantola velenosa, al polpaccio. Dovendo rinunciare alla ricerca, in quella circostanza si rifugiarono da un prete armeno, per il quale avevano una lettera di presentazione, nella città di N…, non specificata da G., che lo studioso (e massone) Adrian Gilbert ha identificato essere Nusaybin, così come descritto nel suo saggio I Re pellegrini (Il Corbaccio , 1996).
Questo è un punto fondamentale: a Nusaybin Gurdjieff e il suo amico troveranno, nellabitazione del prete armeno, un vero e proprio collegamento con la passata esistenza di una civiltà precedente. Seguiamo lavvenimento:
Il prete frugò in un baule e ne tirò fuori un rotolo di pergamena. Appena lo ebbe srotolato non riuscii subito a decifrarlo, ma quando lo ebbi guardato più da vicinoDio mio, che emozione! Non dimenticherò mai quel momento. Fui scosso da un forte tremito, che aumentava quanto più m sforzavo di dominarlo interiormente. Non era forse, ciò che avevo sotto gli occhi, esattamente quello che aveva tanto occupato il mio pensiero, e che da mesi non mi lasciava più dormire? Era la mappa di quello che viene chiamato: LEgitto di prima delle sabbie.
Si trattava, almeno, di una mappa che illustrava lEgitto migliaia di anni fa, per lo meno in un periodo antecedente alla Terza catastrofe tempestosa che aveva fatto nascere i più importanti deserti del mondo. Se quella dove si trovavano era la zona dove un tempo era esistita la Confraternita Sarmung, la presenza di una mappa del genere voleva solo dire che tale conoscenza era stata tramandata, per generazioni, dai diretti eredi di unaltra Confraternita di saggi, la Società di Akhldann, che si era spinta infatti, come abbiamo già detto, e aveva posto un centro di cultura, sia al Cairo che a Babilonia. La Confraternita Sarmung discendeva sicuramente dalla Società Akhldann, esistente addirittura ai tempi di Atlantide.
Per chi abbia letto almeno la prima edizione del saggio Laltra Europa uscita nel 2010 per i tipi di Hobby and Work o meglio la seconda del 2017 per Panda Edizioni, sarà allora molto semplice fare questo ragionamento deduttivo che si basa sulla risposta a queste domande: Perché la Struttura si rifà addirittura ad un passato antidiluviano, da cui sostiene di derivare? Perché Gurdjieff e Bennett collaborarono con la Struttura negli anni Quaranta? Come mai Gurdjieff possedeva un elenco di aderenti e pensatori che risaliva alla notte dei tempi?
Molto semplicemente Gurdjieff trovò tra Ani e Nusaybin molte cose, probabilmente degli elenchi di personalità, oltre che alla mappa e altri documenti, tutte cose che forse giacciono ora a Parigi in custodia alla Fondazione che prende il suo nome.
Grazie a questi ritrovamenti Gurdjieff acquisì un prestigio e unimportanza enorme di fronte alle Elitès mondiali, tanto da collaborare con loro per la creazione di unidea di una Unione Europea, i cui veri rappresentanti elitari pensano di essere gli unici a meritarsi il titolo di eredi di una cultura antidiluviana, nata ad Atlantide sotto il nome di Società di Akhldann, proseguita in Egitto e Babilonia come Confraternita Sarmung nel 2500 a.C., e presente oggi semplicemente con il nome di Struttura.ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-44968289582380456572021-01-18T07:07:00.004-08:002021-01-18T07:07:43.974-08:00Edmundkiss62https://edmundkiss45.blogspot.com/2020/11/la-mia-esperienza.html
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-89524559443867393612020-06-25T07:09:00.001-07:002020-06-25T07:09:49.829-07:00I VELIVOLI SEGRETI DELL'ASSE.INDICE.
Prefazione di Giorgio Galli.
Introduzione di M.Zagni
PRIMA PARTE – LA REALTA’.
Evoluzioni innovative nei caccia e loro impiego.
Le due “Frecce” e il Triebflügel.
Gli aerei a razzo.
Lo Jägernotprogramm e altri progetti.
Italiani e Giapponesi.
Bombardieri di ogni tipo.
Documenti annessi alla Prima Parte.
SECONDA PARTE – AI CONFINI DELLA REALTA’.
Lo statoreattore. Il Progetto Lusty.
Caccia e Razzi fantasma.
Velivoli da ricognizione discoidali.
Alla ricerca di nuove fonti di energia.
Documenti annessi alla Seconda Parte.
TERZA PARTE – IL MITO.
Nasce il mito del “Vril”.
Karl Schappeller
Viktor Schauberger.
I misteri della “Società del Vril”.
Conclusioni.
Documenti annessi alla Terza Parte.
Appendici.
Bibliografia.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-22648116415921235872019-11-04T09:43:00.001-08:002019-11-04T09:43:57.702-08:00I MISTERI DELL'ALTO RENO.IL CONTE MATTEI...
La zona Sud della Provincia di Bologna, sull’Appennino bolognese, dove scorre il fiume Reno e al confine col territorio toscano di Pistoia, è una zona non solo molto bella dal punto di vista naturalistico (da queste parti abita, per esempio, il famoso cantautore Francesco Guccini) ma, almeno secondo l’impressione di chi scrive, assolutamente magica e piena di mistero.
Questa impressione è nata durante il convegno di presentazione del saggio misterico di Luigi Baratiri “L’Intelligence degli Dèi”, dove il sottoscritto era stato invitato per introdurre sia il personaggio di Luigi, ormai molto noto sul Web per i suoi video esoterici, che naturalmente per presentare il suo libro, frutto della sua vita avventurosa di ex agente segreto italiano e libico. Questa sensazione si è accresciuta nelle successive escursioni nella zona, come andremo a descrivere tra breve.
Con l’aiuto organizzativo dell’Hotel Santoli di Porretta Terme, situato proprio a fianco delle famose terme locali e tenuto dalla famiglia Santoli omonima, e anche grazie all’appoggio logistico e materiale del Team della Band musicale Statobrado della stessa zona (con Nick alla chitarra, Matteo al basso e Armando alle tastiere) si è sviluppata una particolare sinergia tra il numeroso pubblico intervenuto per l’occasione, l’effervescente autore Luigi Baratiri e il sottoscritto, che non ha mancato di collegare le principali argomentazioni descritte in questo saggio romanzato con la realtà di alcune spedizioni amazzoniche da lui tenute in Perù e in Brasile negli ultimi anni
In ogni caso, nella sostanza, l’attività di Baratiri, interrotta poi prematuramente per un errato arresto mentre era sulle tracce nei primi Anni Novanta di trafficanti internazionali di Uranio 235 con scopi militari, ben presto gli rivelò, nel periodo del suo lavoro investigativo tra la Libia e il nostro Paese, l’esistenza di una attuale civiltà di tipo umano che vive nelle viscere del nostro pianeta, dei veri abitanti del “Mondo Sotterraneo”, dotati di una tecnologia molto avanzata, e sempre preoccupati per gli esperimenti atomici svolti dal nostre Potenze, dato che questi scoppi atomici metterebbero in difficoltà la loro esistenza sotterranea.
Così Baratiri entrò in contatto con l’Intelligence degli Dèi, è proprio il caso di ricordarlo, per vivere con loro la più straordinaria avventura della sua vita, descritta in questo lavoro di fact and fiction, certo, ma dove i fatti superano di gran lunga gli espedienti letterari (Vedi Recensione).
La conferenza è durata per tutta la giornata di sabato 18 maggio 2019, con delle brevi pause caffè e la pausa pranzo. Dalla fine della conferenza (h. 18.00) le domande a Luigi sulle sue attività e sulle sue esperienze si sono protratte sino a cena e ben oltre, sino alla mezzanotte.
Si respirava così un’aria e un’energia particolare all’Hotel Santoli di Porretta Terme e, mentre il saggio andava letteralmente a ruba durante gli interventi sanguigni e allo stesso tempo puntuali dell’autore, mentre si era a cena all’albergo sotto l’ottima “regia” del cuoco Franco Santoli, veniva voglia di informarsi sulla magia della zona e dei suoi abitanti.
Così, avendo deciso di restare in zona anche il giorno seguente, ne ho approfittato, insieme a mia moglie, a Luigi e al gruppo hard rock della Band Statobrado, di studiare un po’ la zona.
Prima di tutto, l’area compresa grosso modo tra Riola e Porretta, ma anche oltre, poggia su uno strato incredibile, presente nel sottosuolo, di cristalli particolari di quarzo chiaro/ bianco che contengono al loro interno, cosa unica, tracce di un’antichissima acqua geologica. Sopra tutto questo strato scorre il fiume Reno, attraverso la sua Valle, in una zona ricca di verde, tra ridenti colline. Questo scorrimento del fiume sul letto quarzifero genera sicuramente delle forti energie a flusso continuo, così intense dal sentirsi a volte nella zona quel particolare “ronzio”, avvertito dal sottoscritto in tanti altri luoghi energetici del pianeta (come nella località di Marcahuasi sulle Ande peruviane, per esempio).
Non a caso sono presenti a Porretta delle famose Terme, già note molti secoli fa, la cui acqua solfidrica è un’efficace cura preventiva delle malattie cardiopatiche e dell’ischemia, del diabete e del cancro. Le proprietà dell’acqua termale sono così forti da essere presenti anche dopo 5-6 settimane dalla raccolta in bottiglia dell’acqua stessa. Naturalmente non si poteva non approfittare di questa situazione, dato che le Terme erano proprio di fianco al nostro albergo, e si è assaggiato così qualche bicchiere di questa preziosa acqua.
Queste acque e le loro sorgenti erano note sin dall’epoca romana e prima ancora, da quella etrusca. Alcune chiese cristiane sono state costruite su alcuni templi pagani, come per esempio il Santuario di Santa Maria a Montovolo, area etrusca che si trova oggi all’interno del Parco Provinciale di Montovolo – Vigese. In epoca contemporanea invece (1975), l’architetto finlandese Alvar Aalto (1898-1976) fece costruire una particolare chiesa, tutta bianca, nel Comune di Riola, secondo le sue inclinazioni artistico-architettoniche del momento.
Su consiglio della Band Statobrado, che vi aveva girato all’interno alcuni video musicali, presenti in rete, ci siamo poi recati tutti insieme a visitare nell’area di Riola (a circa 10 chilometri da Porretta), un luogo assolutamente unico in Italia, misterioso e avvincente, quanto suggestivo da mozzare il fiato: il Castello del Conte Cesare Mattei, o detto più propriamente, Rocchetta Mattei. Questo castello, che unisce in un modo superbo lo stile medievale europeo e con quello arabo moresco (ci si era ispirati alla famosa Alhambra di Granada, in Spagna), in realtà è ridiventato agibile (solo in parte) per il pubblico da pochi anni, esattamente dal 2015, dopo 10 lunghi anni di ristrutturazione e restauro per opera della Fondazione Carisbo.
E recentemente è stato girato un film documentario (Il Conte Magico – di Marco Melluso e Diego Schiavo) sulla storia di Cesare Mattei e della sua Rocchetta. E di questa storia se ne è occupato anche l’esperto giallista Carlo Lucarelli, volto molto noto in Televisione.
La Rocchetta Mattei è così particolare e così di stupefacente attualità da rimanere veramente colpiti, perché visitandola pare di essere dentro in uno di quei manieri descritti nella recente Teoria cospirativa della “Grande Tartaria”, così di moda di questi tempi sul Web, affascinante teoria storica fuori dal comune che concepisce la lontana esistenza di un Impero Tartarico a Oriente fatto scomparire dalla Storia Ufficiale, più che altro perché, pur esistendo nel periodo medievale-moderno in un’area compresa tra la Russia e la Cina, era dotato di sistemi di raccolta energetici “eterici” dell’elettricità atta all’illuminazione cittadina e dei suoi templi, con l’utilizzo di particolari antenne poste sulle guglie dei suoi palazzi di stile orientale.
E lo stesso (!), incredibilmente, si può vedere osservando le guglie moresche del Castello Mattei, piene di antenne perché il Conte Cesare (1809-1896) era uno studioso di medicina e alchimista (probabilmente rosacrociano) che aveva ideato un sistema di raccolta di energia elettrica (fulmini) dai suoi tetti e allo stesso tempo un metodo di convogliamento delle acque pluviali, utile all’esercizio di un sistema medico-curativo chiamato “Medicina Elettro-omeopatica” (o semplicemente Elettromeopatia), che ai suoi tempi aveva goduto di un enorme successo. In sostanza diventò il sistema alternativo di cura più famoso nel tardo Ottocento. Anche qui ci trovavamo in una antica area etrusca, dove ci viene raccontato esistesse pure un’acqua taumaturgica che, sgorgando dalle rocce, aveva la proprietà di donare la fertilità a chi era sterile.
Il Conte Mattei, di famiglia facoltosa (era stato uno dei soci Fondatori della Cassa di Risparmio di Bologna), decidendo di ritirarsi dalla vita politica nel 1849, voleva dedicarsi allo studio della medicina per mettere in pratica le sue particolari idee omeopatiche e così vagò nella zona, cercando un’area specifica per costruire un castello dove avrebbe continuato a realizzare le sue ricerche.
Nel 1850, identificando la zona dove era sorta un’antica rocca medievale (Savignano), pose la prima pietra di fondazione e nel giro di alcuni anni la Rocchetta diventò agibile e abitabile. Mattei voleva andare ben oltre le idee del fondatore dell’Omeopatia Samuel Hahnemann (1755-1843) ed elaborò così da solo una nuova scienza medica che chiamò appunto Elettromeopatia e dal 1880, benché avversato –ovviamente - dalla medicina ufficiale, fece iniziare una produzione di enorme successo di rimedi elettromeopatici, esportandoli anche all’estero, sino a giungere ad un centinaio di depositi medicali presenti in tutto il mondo, nel giro di pochi anni.
I centri di raccolta più importanti si trovavano in Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Haiti, India e Cina. Teste coronate accorsero a provare i rimedi elettromeopatici, tra le quali la Principessa Sissi e lo stesso Zar di tutte le Russie (sebbene in incognito).
Cesare Mattei si definiva un “cattolico- liberale”, e aveva fatto costruire una “stanza del Papa”, per poter ricevere Papa Pio IX, che tra l’altro aveva invitato diverse volte. All’interno del castello però sono presenti diverse citazioni in arabo in onore di Allah, e la cosa sorprende parecchio: ci è stato detto che proprio per questo motivo, per non trovarsi in imbarazzo, il Papa non si recò mai a Rocchetta Mattei a benedire il castello e i suoi giardini botanici. E’ possibile che un maestro occulto di Mattei fosse un saggio musulmano Sufi?
Ma su cosa si basava questa particolare terapia? L’Elettromeopatia si basava fondamentalmente sull’abbinamento di granuli omeopatici (fatti con combinazioni di erbe mediche non tossiche, coltivate direttamente nei giardini del castello, tra cui la canapa indiana) e i cosiddetti “fluidi elettrici” caricati in modo da ristabilire un equilibrio tra le polarità elettriche del corpo umano, per ricondurre la parte ammalata ad uno stato definito come “neutrale”. Su una parte del corpo umano, per esempio, caricato positivamente, si applicava un fluido elettrico di carica opposta. Se i granuli erano composti di semplice erboristeria, il procedimento di creazione dei “fluidi elettrici” rimaneva e (purtroppo) è rimasto assolutamente un segreto, pare definitivamente perduto con la morte del Conte Mattei (1896).
A dire la verità, rimedi simili continuarono e continuano ad essere praticati ancora oggi: il dr. Theodor Krauss (1864-1924), amico e collaboratore del Conte, iniziò in Germania una produzione autonoma di terapie analoghe, fondando la società ISO Werk, mentre un altro collaboratore del Conte, il Padre gesuita Augustus Muller (1841-1910), curò per anni con successo nella località di Mangalore, in India, i malati lebbrosi.
In questa città orientale esiste anche un museo ed una Università dedicata a questo continuatore delle ardite teorie del Conte Cesare Mattei. Nel 1997 è infine nata una Associazione nella zona dell’Alto Reno bolognese, a Grizzana Morandi (BO), che dal 2000 cura con passione un Archivio e un Museo dedicato al misterioso “Conte Magico” Cesare Mattei, figura leggendaria, ma ancora oggi poco conosciuta nel nostro Paese.
Breve bibliografia:
Luigi Baratiri – L’Intelligence degli Dèi, 2018.
Graziano Baccolini – La Montagna Etrusca, simboli e misteri, 2012.
Graziano Baccolini – I Misteri di Montovolo, 2017.
Simonetta Farnesi – Il Conte Cesare Mattei. Tra leggenda e realtà, 2018.
Dante Pisi – Porretta. Cinquecento vedute immortali (1900-1946), 2002.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-72786739643516716942019-08-13T08:24:00.000-07:002019-08-13T08:24:01.349-07:00IL RISVEGLIO DEGLI ANTICHI ...
LA CIVILTA’ DIMENTICATA DAL TEMPO. di Marco Zagni.
Nel 1998 ero stato il primo italiano a raggiungere sulle Ande del Perù Centrale lo straordinario Altopiano di Marcahuasi, meraviglioso affresco roccioso del Sud America, i cui misteri preistorici vennero in seguito da me descritti nel saggio “L’impero Amazzonico” (Ed. Mir, Firenze 2002).
Le enormi strutture a forma umana e di animali, abbozzate sulle rocce dell’Altipiano da un’antichissima civiltà sconosciuta, mi avevano impressionato e colpito, tanto da voler approfondire la faccenda.
Avendo scattato diverse fotografie di queste strutture “organiche”, così chiamate dal primo scopritore dell’Altipiano posto a 4000 metri sulle Ande, il dottor Daniel Ruzo nel 1952, cercavo delle conferme geologiche sulla plausibilità che gli esecutori di questi notevoli “affreschi” megalitici potessero appartenere, a quanto si diceva in Perù, addirittura a un’epoca antidiluviana.
Tramite una mia conoscente scrittrice, L. Bat Adam (autrice in seguito del libro Esodo, Robin Edizioni, Roma 2010), entrai in contatto nella primavera del 2000 con il prof. Floriano Villa, un Geologo molto famoso (deceduto poi nel 2014), discepolo del professor Ardito Desio, di cui tutti hanno sempre ammirato le numerose gesta in giro per il Mondo e soprattutto sull’Himalaya negli Anni Cinquanta, con la conquista del K2. Lui era stato il promotore di questa grande conquista italiana e della costruzione del famoso campo base dell’Everest a 5000 metri di altitudine, successivamente.
Il professor Villa mi prese sin da subito in simpatia e cominciammo a frequentarci, in modo discreto, nel corso di alcuni anni, per raccontarci le nostre impressioni sui misteri preistorici e geologici del passato.
Dopo aver esaminato le varie foto che avevo portato da Marcahuasi in Perù, egli non si stupiva affatto di doversi trovare di fronte a resti di una cultura molto antica: lui stesso aveva avuto delle esperienze analoghe negli Anni Sessanta, sia singolarmente a Nizza, che al seguito di ricerche sulle Prealpi e nella Pianura Padana, svolte principalmente insieme da un Ingegnere che aveva avuto una certa notorietà nello stesso periodo grazie alla rivista “la Domenica del Corriere” e allo stesso quotidiano “Corriere della Sera”: l’Ingegner Alessandro Porro (1908 - 1976).
L’Ingegner Porro aveva realizzato uno strano apparecchio, una specie di Georadar “ante litteram”, che rivelava cosa si poteva trovare nel nostro sottosuolo, anche in profondità, e lo aveva chiamato “Rabdomante Elettronico”.
Porro era giunto in Italia nei primi Anni Sessanta dopo aver vissuto per anni in Brasile (San Paolo), per far conoscere anche nel nostro Paese questo suo apparecchio per la rilevazione sotterranea, chiamato “Rabdomante Elettronico” appunto, anche se il termine corretto sarebbe “Frequenziometro per la Spettroscopia molecolare”, strumento che già da tempo gli aveva procurato in Brasile diverse soddisfazioni nel campo degli scavi per delle costruzioni edili.
Nel corso di successive ricerche in Val Padana, in Centro Italia e in Svizzera, il suo apparecchio aveva rivelato l’esistenza di un’Italia perduta, nascosta, antidiluviana, che aveva sviluppato una antica civiltà ancor prima della fine dell’ultima Era Glaciale, chiamata Tirrenide.
Queste notizie, in un primo tempo in forma molto contenuta, erano state divulgate dal giornalista Mario Miniaci (deceduto nel 2009) con alcuni articoli apparsi sulla “Domenica del Corriere” nel 1963 e nel 1965.
Ancora oggi non vi è completa certezza sulla vera origine dell’apparecchio: il prof. Villa mi disse di essere abbastanza sicuro che questo rilevatore “elettronico” (di misteriose onde provenienti principalmente dal sottosuolo, chiamate dall’Ingegnere neutroonde) derivasse in realtà da un precedente modello chiamato “Rabdomante Meccanico” ideato dal padre dell’Ingegner Porro, il famoso Geologo Cesare Porro, conosciuto in tutto il Mondo per le sue capacità ed il suo lavoro, deceduto poi nel 1940.
Diversi anni dopo, nel 2007, in una spedizione in Bolivia, venni a sapere del ritrovamento di un apparecchio rabdomantico, di tipo meccanico, nascosto tra i vari reperti dei sotterranei del Museo di la Paz, la Capitale boliviana.
Questo apparecchio, del 1935, era servito all’Ingegner Arthur Posnansky e ad un suo amico, l’esploratore tedesco Edmund Kiss (che divenne in seguito membro di una società di ricerca archeologica nel Terzo Reich, la Ahnenerbe, che significa “Eredità degli Antenati”), negli Anni Trenta per sondare la presenza di camere, tombe e templi sotterranei nella città pre-incaica di Tiahuanaco, dove tra le altre cose io stesso mi ero recato accompagnando il Gruppo internazionale di ricerca “Akakor”, guidato dal lecchese Lorenzo Epis e da sua moglie, la brasiliana Soraya Ayub.
Tornando al nostro caso specifico, nel 1963, ormai in Italia, Alessandro Porro era stato chiamato dalla Soprintendenza alle Antichità della Milano di allora (Dottor Mirabella Roberti) per far ispezionare con l’apparecchio rabdomantico i sotterranei del Duomo di Milano e far disegnare su una mappa i resti della zona Sud dell’antica Basilica di Santa Tecla, a causa degli invasivi lavori della Metropolitana Linea 1 (Rossa) allora in costruzione, che avrebbero potuto creare dei problemi a questi resti archeologici. Incarico che l’Ing. Porro svolse perfettamente.
Proprio in quel periodo Porro conobbe il giornalista del “Corriere della Sera” Mario Miniaci, il quale in seguito seguì le ricerche sotterranee dell’Ingegnere e del prof. Villa per quasi dieci anni.
L’apparecchio cominciò però ben presto a svelare una storia antichissima, incredibile, avvenuta sul nostro pianeta milioni di anni or sono e che dovette, allora per forza di cose, essere mantenuta segreta.
Cosa era successo? Questo: secondo l’Ingegner Porro, lo strumento funzionava “troppo” bene, poteva “vedere” e sondare rabdomanticamente sino a 800-1000 metri di profondità, una cosa impossibile anche per i nostri attuali “geo-radar”, rivelando così un incredibile trascorso preistorico per la nostra Italia, per l’Europa ed il Mondo intero.
Tracce di una “Umanità” di decine di milioni di anni fa, in epoca Eocenica, tracce di sconvolgimenti geologici tremendi, di “Guerre fra mondi”, di declino culturale e di nuove “Umanità”.
I risultati delle ricerche, annotati in forma di Diario dal giornalista Miniaci, erano impressionanti: si trattava dei resti, delle vestigia di una specie intelligente pre-umana, tecnologicamente molto avanzata che era vissuta sulla Terra probabilmente in un periodo compreso dai 50 ai 30 milioni di anni fa (Periodo Eocenico).
Sostanzialmente, la nostra società attuale è L’Ultima Civiltà in ordine di tempo, ma vi erano state altre precedenti, favolose civiltà, che sono state chiamate civiltà degli Antichi, o Eocenici, dal gruppo di ricerca, e ve ne saranno in futuro molte altre… E sempre sarà così, sino alla fine fisica del nostro Pianeta quando, tra cinque miliardi di anni, il nostro attuale Sole, mutatosi in Stella gigante, ci divorerà, letteralmente.
Grazie alla famiglia di Mario Miniaci e alla signora Luciana Petruccelli (purtroppo deceduta pochi anni or sono), che seguì queste ricerche già da allora, sono riuscito in tutti questi anni a raccogliere molto materiale inedito, mai pubblicato, su questo unico, incredibile periodo della ricerca preistorica del nostro sottosuolo che, grazie a questo apparecchio rabdomantico, ha rivelato la presenza di una civiltà di tipo industrializzato nel nostro Paese e nel Mondo da tempi immemorabili.
Con l’aiuto di alcuni amici ricercatori (Diego Marin, Andrea Lontani, Loris Bagnara) ho analizzato tutto questo materiale e nel giro di qualche anno insieme, sotto la sigla di Rabdo Team, abbiamo pubblicato ora un saggio dal titolo Il Risveglio degli Antichi (Graal Edizioni – www.graaledizioni.com) reperibile su internet in formato e-book e cartaceo in print on demand (Amazon.it).
La cosa impressionante, per il rapporto incredibile di sincronicità che si è creato, è stato il fatto che, in concomitanza dell’uscita di questo saggio, basato su un lavoro di ricerca di questo gruppo di studiosi negli Anni Sessanta (quindi 50 anni or sono e più) è apparso sulla rivista Scientific American del 23 aprile 2018 il risultato di una ricerca scientifica che sostiene che il periodo più probabile nella Storia della Terra in cui può essere comparsa una civiltà tecnologica pari o superiore alla nostra attuale presente è proprio il periodo dell’Eocene (50/30 milioni di Anni fa). Il titolo di questo studio è: E’ esistita una civiltà industriale pre-umana sulla Terra? (vedi sito www.lescienze.it) Noi sinceramente, dopo tutto quello che abbiamo analizzato, pensiamo proprio di sì.
Bibliografia:
Anna e Pietro Porro, Vita di Cesare Porro geologo, Cariplo-Laterza, Milano 1985;
Marco Zagni, L’Impero Amazzonico, Mir, Firenze 2002;
Maurizio Martinelli, Apu-An il ritorno del Sole Alato, Verdechiaro edizioni, Reggio Emilia 2011.
Zam Bhotiva (a cura di Gianfranco de Turris e Marco Zagni), Asia Mysteriosa, Arkeios,Roma 2013;
Marco Zagni, Il Fascio e la Runa, Mursia Milano 2015.
Rabdo Team, Il Risveglio degli Antichi, Graal Edizioni, Faenza 2018.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-67511149130166185782018-02-05T05:27:00.003-08:002018-02-05T05:28:05.154-08:00ANTICHI CINESI IN AMERICAI CINESI IN AMERICA
Era il 1921 quando sul numero di Agosto della rivista di Città del Messico “ The Mexican Review “, foglio nato espressamente per i residenti nella capitale messicana che erano di madre lingua inglese, appariva una importantissima notizia:
“ Cinesi preistorici in Messico – le prove definitive che cinesi di razza mongolica abitavano un tempo in Messico. Gli archeologi finalmente risolvono un problema interessante.
Il prof. William Niven, che ha fatto importanti ricerche e scoperte sulle razze preistoriche del Messico …”( e seguiva fotografia con tutto l’articolo ) .
Ma chi era il professor William Niven, e soprattutto, ma quando in realtà razze asiatiche, mongoliche e cinesi avevano realmente raggiunto il Nuovo Mondo? E poi, era tutto vero, o piuttosto era il solito annuncio a sensazione senza alcun costrutto?
Dobbiamo andare con ordine , per far capire meglio tutta la questione ai nostri lettori.
Intanto, prima di tutto, bisognerebbe distinguere l’arrivo di etnie mongoliche in America dall’Asia in tempi preistorici ( cioè durante l’ultima glaciazione di Wisconsin Wurm ) dal presunto sopraggiungere di spedizioni marittime dell’Impero Cinese sulle coste Americane in tempi storici ( diamo per scontato che chi ci legge sappia quale sia la grande differenza tra le due questioni perché non è solo un problema di ordine temporale, la grande barriera di divisione dell’approccio analitico di studio rimane ancora la capacità o meno di avere documenti storici scritti, o quanto meno pittografie o ideogrammi analoghi ad una forma di scrittura ).
Per quanto riguarda il primo punto, sappiamo bene che il problema è stato risolto già da parecchio tempo: popolazioni asiatiche nomadi – cacciatori per lo più- , attraverso la via di Bering , che allora era collegata come un ponte al Nord America per via dell’abbassamento delle acque con l’Era Glaciale, arrivarono a colonizzare 10.000 anni fa il Nuovo Mondo : sono gli antenati dei nativi americani sia del Nord che del Sud America , anche se da tempo si dibatte con forza sul possibile “ arretramento” di questa datazione almeno a 35.000 anni fa ,dati gli ultimi ritrovamenti e/o al contemporaneo sopraggiungere di popolazioni preistoriche in America provenienti dall’Europa – sono argomenti molto dibattuti ma che, per il momento, esulano un poco dagli obiettivi di questo articolo.
Veniamo invece a quello che più ci interessa, per ora, e cioè all’arrivo di spedizioni marinare in America provenienti dall’antica Cina ( Zhongguo , in cinese, che significa la Terra di Mezzo ).
Cosa sappiamo di tutto questo? Ci sono delle prove concrete? Faremo un piccolo riassunto di quello che sappiamo.
Partendo da un’epoca pre-cristiana diversi studiosi puntano il dito su un antico scritto cinese, che viene considerato il più antico trattato geografico della storia .
Non si sa esattamente quando fu scritto , c’è chi dice che può avere quasi 4000 anni , altri poco più che 2000 ( la scrittura cinese , in realtà e nonostante tutto, non si è molto alterata nello scorrere dei millenni – tanto è vero che oggi molti linguisti sostengono che, per fare un paragone, è come se gli egiziani a tutt’oggi usassero ancora per scrivere i loro vecchi geroglifici !! ), ma una cosa è certa : questo testo sfuggì miracolosamente ad uno dei più famosi ed antichi “ roghi di libri “ conosciuti nella storia e cioè a quello decretato dall’imperatore Qing Xi Huang Dì intorno al 210 avanti Cristo : Huang Dì si considerava il primo vero imperatore cinese, dopo le varie enormi annessioni territoriali che gli Han avevano acquisito a spese di altri regni cinesi presenti nel 3° secolo avanti Cristo. In realtà aveva una bella faccia tosta nel considerarsi tale , ed anche una bella supponenza , dato che Regni Cinesi esistevano già allora da circa 2000 anni.
In ogni caso questo folle rogo di libri, sia di letteratura che scientifici, fu giustificato con il tentativo di armonizzare i vari dialetti cinesi esistenti , delle vere e proprie lingue diverse, con il cinese mandarino degli Han : non ci sono invece parole per definire quello che fu in realtà una distruzione culturale di portata incalcolabile.
Di fatto alcuni testi vennero nascosti e salvati ( vennero ritrovati ai tempi nostri da una missione archeologica occidentale a Dunuang nel 1908 ) : tra questi il testo che più ci interessa , dal titolo Shan Hai Jing – il Trattato regio dei Monti e dei Mari -. E a partire da questo momento il nostro discorso sale moltissimo.
Indipendentemente dal fatto che- ormai è stato accettato scientificamente- che i cinesi, per quanto se ne sa, furono i primi al mondo a dotarsi di un sistema cartografico basato sulle latitudini e longitudini – ovviamente diverso dal nostro attuale – il Libro dei Monti e dei Mari ( ne esiste anche una versione tradotta in italiano – vedi in bibliografia ) è un vero e proprio trattato di geografia antichissimo .
Composto da 18 libri –capitoli e da circa 31.000 caratteri pre-Han viene considerata l’opera più misteriosa di tutta la letteratura antica cinese. Gli studiosi più accreditati , esclusa l’ipotesi che tale testo geografico possa essere stato scritto sotto il regno mitico dell’imperatore YU il Grande ( 3° millennio avanti Cristo ) sono concordi nel ritenere che, così come ci è giunto nella sua forma attuale, sia stato composto nel 4° secolo avanti Cristo.
I problemi invece sorgono quando si è tentato di dare una corrispondenza delle descrizioni geografiche descritte con la realtà.
In effetti , e basta dare anche un’occhiata all’edizione italiana per rendersene conto, per esempio tutta la terza parte del trattato ( il Dahuang Jing – il Trattato dei Paesi Orientali d’oltremare ) , salta subito all’occhio che descrizioni di fiumi , paesi ed abitanti “ d’oltremare “ hanno ben poco a che fare con le generali descrizioni di un usuale ambiente cinese.
Come invece diversi studiosi hanno azzardato : “ queste sezioni descrivono in dettaglio la topografia del Nord-America centro Occidentale…notevole nel quattordicesimo libro < che fa parte della terza parte > la descrizione di un luminoso grande canyon e di un corso d’acqua che scorre in una gola senza fondo nel luogo dove nasce il sole…chi ha visto un’alba nel Gran Canyon del Colorado sa che cosa volevano dire questi antichi cartografi cinesi “.
Per essere più chiari ,diversi geografi contemporanei sostengono che i capitoli 4, 9, 14, 15, 16,17 ,18 dello Shan Hai Jing sono un mistero geografico assoluto, dove è abbastanza facile comprendere che in questo trattato i territori d’oltremare dell’antico impero cinese corrispondono agli attuali Colorado , all’Alaska, allo stato di Washington, all’Oregon, alla California, al Messico Occidentale.
E’ quindi plausibile ipotizzare che già almeno qualche secolo prima dell’era cristiana erano state organizzate delle spedizioni scientifico marittime da parte dei Regni Cinesi che, avventurandosi nell’Oceano Pacifico, erano riusciti ad attraversarlo per raggiungere ed esplorare ampie zone degli attuali Canada , Stati Uniti e Messico.
E’ a questo punto che prendono pertanto corpo le ricerche oggi quasi dimenticate ( anni ’10 e ’20 del Novecento ) dello scienziato di origine scozzese William Niven ( 1850- 1937 ) .
William Niven era nato in Scozia il 6 ottobre del 1850. Dopo studi in mineralogia, geologia ed archeologia aveva ottenuto a partire dall’inizio del 1880 delle commissioni di lavoro come esperto di minerali negli Stati Uniti . Era il periodo quello della prima grande espansione industriale e strutturale degli USA, e scienziati, ingegneri , geologi e chimici erano richiesti in tutto il mondo , e moltissimi si trasferivano là, negli Stati Uniti ed in Messico, per sempre.
Niven si sposò nel 1886 a St. Louis nel Missouri ma le continue ricerche da parte delle società minerarie lo portarono a compiere molti sforzi e lavori in Texas, dove viene ancora oggi ricordato come un mineralogista molto capace , scopritore di alcuni tipi di minerali mai conosciuti ( per esempio la Nivenite , una varietà dell’Uranite ). Infatti l’unica biografia che sia mai stata scritta su Niven viene pubblicata in Texas ( vedi note bibliografiche ).
Per quanto ci riguarda però, è l’esperienza messicana di lavoro di Niven l’argomento che più ci interessa . Negli anni ’90 dell’Ottocento diverse società minerarie USA si erano spostate in Messico per compiere le loro ricerche e William Niven era uno dei loro tecnici di punta.
E’ in questo periodo che, come si suol dire, saltò fuori il lato investigativo ed archeologico di Niven perché nelle zone di ricerca intorno al perimetro di città del Messico ( per circa un raggio di circa 100 chilometri ) in fondo agli scavi minerari Niven continuava ad imbattersi in resti archeologici precolombiani se non addirittura in veri propri resti preistorici di migliaia di anni prima.
Con il tempo Niven si stava sempre più trasformando in un cercatore di reperti archeologici e, nel periodo tra il 1910 ed i primi anni ’20 del Novecento si trasferì stabilmente a Città del Messico dove aprì un vero e proprio museo/negozio di Reperti prestorici e precolombiani , di cui gran parte si trova ancora oggi nel museo archeologico della città messica di Tampico.
Come apparve lampante anche allora, al di fuori delle famose Tavolette di Niven, misteriose tavolette – circa 2.500 in pietra – la cui origine è ancora sconosciuta e che furono illustrate dallo scrittore James Churchward nel suo libro sull’antica civiltà prestorica di MU per dimostrare che effettivamente era esistito un antico continente civilizzato nel pacifico di 50.000 anni fa !- diversi dei reperti trovati da Niven nelle sue campagne di scavo furono riconosciute già allora dalle stesse autorità cinesi come reperti cinesi frutto di resti di spedizioni scientifiche compiute in America dal Celeste Impero durante la dinastia Shang ( 2° millennio avanti Cristo ) ed in altre spedizioni del 6° secolo avanti Cristo. Naturalmente , durante tutti questi anni che sono passati , notizie così scomode di questo genere, tali da suscitare un autentico pandemonio negli ambienti archeologici e accademici ufficiali, sono praticamente rimaste sotto silenzio, davano probabilmente fastidio a qualcuno, e dei reperti cinesi trovati da Niven non se ne è più parlato ( Niven morì nel 1937 ), mentre grande subbuglio, in gran parte denigratorio hanno sempre suscitato le famose tavolette sconosciute da lui trovate , perché associate al fantomatico e perduto continente di MU immaginato da James Churchward.
Invece proprio nel testo di Churchward Mu, il continente perduto appaiono illustrazioni che riguardano i reperti trovati da Niven i quali sono nel modo più lampante come dei Bronzi della dinastia Shang riconoscibilissimi anche ad un sinologo alle prime armi nella sua materia, come chi scrive si considera . Ma, siccome il testo di Churchward viene considerato poco più di una opera immaginaria, questo importante spunto non è mai stato considerato o preso nel suo esatto significato.
Ora i tempi sono un poco cambiati e certe ipotesi considerate come impossibili solo fino a poco tempo fa, rientrano maggiormente nel campo del probabile : è di poco tempo fa la pubblicazione di una saggio di Gavin Menzies “ la Cina scopre l’America –1421 “ in cui quanto meno si sostiene che una spedizione cinese passò per il Sud America 70 anni prima della spedizione di Colombo. Al comando del leggendario ammiraglio Zheng He una flotta composta da più di cento navi lasciò la Cina nel febbraio del 1421 , per attraversare l’Oceano Indiano, attraversare il capo di Buona Speranza ed esplorare le coste Sud Americane e quelle dell’Australia. A bordo c’era un gruppo di esperti cartografi che doveva disegnare una mappa dettagliata delle zone toccate da questo incredibile viaggio.
In realtà , per tutto quanto abbiamo scritto fino ad ora, questa avventura cinese era stata solo l’ultima di tutta un’altra serie di “ credibili “ avventure che erano state compiute nell’arco di tutta la plurimillenaria storia dell’Impero cinese. Il problema è riuscire a capire fino a che punto queste spedizioni interessino o abbiano già interessato i nostri storici: al momento molto poco, per come ne abbiamo avuto impressione. Invece ricerche del genere, con tutte le difficoltà che comportano, prima tra tutte l’interpretazione linguistica di pari passo con quella dei reperti trovati in America, sono molto appassionanti e dovrebbero essere incoraggiate , così da recuperare un po’ di quell’antico spirito che aleggiava tra le azioni di chi per primo valutò queste possibilità , come nel caso di William Niven, di pari passo con lo spirito avventuroso di questi coraggiosi antichi esploratori/viaggiatori cinesi.
Siamo certi che prima o poi dovremo senz’altro riscrivere definitivamente la storia della scoperta e dell’esplorazione del Nuovo Mondo.
Note bibliografiche
Gavin Menzies – 1421 la Cina scopre l’America , Carocci ed. Roma, 2002.
Edi Bozza – Miti della Cina arcaica , Oscar Mondadori , Milano, 1992.
R. Wicks & R. Harrison – Buried Cities, forgotten Gods ( biografia di William Niven ), Texas Tech University Press, USA, 1999.
James Churchward – Mu il Continente perduto, Sugarco ed., Milano, 1978.
Riccardo Fracasso – Libro dei Monti e dei Mari, Marsilio ed. Venezia, 1996.
Rene Noorbergen – I segreti delle antiche razze, SIAD ed. Milano, 1978.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-73410666745951364882016-12-08T02:23:00.001-08:002016-12-08T02:28:42.187-08:00SS ITALIANE ESOTERICHE.COMPONENTI ESOTERICHE NELLE SS ITALIANE.
La trilogia dei nostri saggi pubblicati in una decina d’anni (Archeologi di Himmler – Ritter, Milano 2004 – La Svastica e la Runa – Mursia, Milano 2011 e Il Fascio e la Runa, Mursia Milano 2015), con la mole di documenti in gran parte inediti che ha portato, già da tempo dovrebbe aver chiarito sufficientemente che il nazionalsocialismo fu ben altro che un partito politico destinato infine a portare la distruzione in Europa e non solo: componenti di interesse esoterico e occulto erano ben presenti, e con diversi attori implicati. Su questo ormai si conosce molto: doveva però essere necessario verificare, con questo ultimo saggio, se queste tendenze avevano preso piede anche nel nostro Paese e come, nel periodo di alleanza tra il Fascismo di Mussolini e il Nazismo di Hitler.
La SS Deutsches Ahnenerbe di Heinrich Himmler (1900-1945), emanazione culturale delle SS preposta principalmente allo studio della Preistoria e dell’Archeologia europea in chiave “alternativa” o “di frontiera”, come si dice oggigiorno, aveva manifestato un enorme interesse per la ricchissima Storia del nostro Paese sin dai tempi della sua creazione in Germania, nel 1935.
Tra le altre cose, la Ahnenerbe, tramite lo storico tedesco Franz Altheim (1898-1976) e la sua compagna Erika Trautmann (1897-1968), fu la prima organizzazione di ricerca al mondo (nel 1936 e 1937) ad intraprendere uno studio sistematico dei graffiti preistorici della Val Camonica in Lombardia, con studi e saggi scritti di rilevanza universitaria internazionale.
Il fatto è che l’Ahnenerbe , sin dalla sua nascita e per tutta la durata della sua decennale esistenza (1935-1945) si presentava come un ente a due facce: una, con velleità universitarie e anzi molto ben disposta a collaborazioni di tipo accademico tradizionale con altre associazioni e Facoltà, un’altra di stampo misterico, esoterico, persino magico.
Per esempio, il lato palese tradizionale e accademico dell’Ahnenerbe aveva come uno dei suoi maggiori rappresentanti il Rettore della Università di Monaco Walther Wüst (1901-1993), così come in Italia, uno dei più preparati docenti universitari dell’Ahnenerbe , incaricato della salvaguardia delle opere d’arte e dei palazzi artistici dai devastanti bombardamenti degli Alleati fu l’archeologo Professor Alexander Langsdorff (1898-1946), Capo del Kunstschutz Abteilung (Reparto Protezione Artistica) nel nostro Paese.
A livello generale invece, uno dei maggiori rappresentanti Ahnenerbe per le ricerche esoteriche e occulte fu il Generale delle SS Karl Maria Wiligut (1866-1946), detto Weisthor, un vero e proprio “mago” alle dipendenze di Himmler , uno dei suoi più influenti consiglieri nascosti (sconosciuto allora alla gran parte delle stesse SS) e probabilmente facente parte anche dell’organizzazione super-segreta dei Sonnenmenschen (Uomini Solari), adibita esclusivamente alle ricerche paranormali, religiose e archetipo-ancestrali.
È di questo secondo aspetto nascosto dell’Ahnenerbe di cui ci preme parlare qui, quello relativo alla sua attività misterica in Italia, in rapporto con le Waffen SS (SS combattenti) italiane nel difficile periodo 1943-’45 attraverso alcune delle personalità maggiormente rappresentative.
Prima di arrivare a questo punto devono valere però alcune importanti premesse storico – cronologiche: dalla nostra ormai decennale ricerca è emerso che il gruppo esoterico dei Sonnenmenschen era attivo in Europa già dai primi Anni Trenta, quando l’ufficiale delle SS Wulf Sörensen (1899-1977), erudito delle antichità indo-europee e Direttore della rivista SS Nordland, aveva ricevuto ordine dallo SD di Reinhard Heydrich (Capo del Servizio segreto SS, lo SD, e morto in conseguenza di un attentato inglese nel 1942) di costituire tale reparto occulto.
Per esempio, fecero parte di questo gruppo il “cercatore del Santo Graal” l’SS Otto Rahn (1904-1939) e il suo capo, il già citato Wiligut. Questi ed altri elementi confluirono nella SS Ahnenerbe sorta in seguito, nel 1935.
Un’azione misteriosa e degna di nota, attuata in Italia nel periodo 1932-1933, attuata da queste SS esoteriche, fu probabilmente il furto della tecnologia utile alla costruzione di uno strano apparecchio rabdomantico (Rabdomante meccanico) di rilevazione sotterranea, ai danni del suo inventore, il famoso geologo italiano Cesare Porro, poi morto nel 1940.
Questo strano apparecchio servì in Francia, con l’appoggio di Otto Rahn, alla misteriosa Confraternita rosacrociana dei Polari per recuperare una pergamena sepolta nei pressi del Castello di Montségur, scritto che faceva parte di un più complesso carteggio divinatorio conosciuto come l’Oracolo della Forza Astrale (vedi il saggio di Zam Bhotiva Asia Mysteriosa, Arkeios Roma 2013).
Tra le altre cose, è certo che le stesse SS, oltre a recuperare loro stesse l’Oracolo, che era utile mezzo di comunicazione con i “saggi sconosciuti dell’Asia” per organizzare meglio la spedizione in Tibet degli anni 1938-1939, si servirono del Rabdomante meccanico in Bolivia anche per sondare le profondità del terreno a Tiahuanaco, il meraviglioso centro preincaico considerato dall’Ahnenerbe come una colonia della perduta Atlantide.
Le ricerche ebbero la sovrintendenza dell’Ufficiale SS Ahnenerbe Edmund Kiss nel 1936-1937, mentre i resti del Rabdomante meccanico vennero ritrovati solo pochi anni or sono nei sotterranei del Museo Archeologico “Posnansky” di La Paz, la Capitale boliviana.
Le avventure dei Sonnenmenschen e dell’Ahnenerbe in Italia sono presenti ovviamente nel mio ultimo saggio Il Fascio e la Runa: in questo breve articolo forniremo solo alcuni spunti, in ogni caso però non possiamo prescindere dall’accennare a due figure importanti che rappresentarono la vera connessione tra le “SS esoteriche” e la 29esima Divisione Italiana delle Waffen SS: Karl Diebitsch (1899-1985) e Pio Filippani-Ronconi (1920-2010)
Karl Diebitsch era nato ad Hannover il 3 gennaio 1899. Dopo essere stato decoratore nella sua città natale, aveva fatto parte del Freikorp Oberland ed aveva raggiunto Monaco nel 1921. Dal 1923 al 1925 aveva studiato in due accademie d’arte di Monaco e si era specializzato nella fabbricazione di porcellane e nella loro conservazione, per poi lavorare in una fabbrica di porcellane di Monaco fino al 1933. Con la presa del potere da parte di Adolf Hitler era entrato immediatamente a far parte delle SS, dove si era fatto notare per il suo comportamento retto, per la sua onestà intellettuale e soprattutto per le sue capacità artistiche. Himmler stesso lo aveva voluto nel suo Staff personale delle SS a partire dal 1934. Dal 1936, data la personale stima che Himmler gli concedeva, era entrato a far parte dei responsabili della Manifattura Porcellane di Allach, vicino a Monaco. Le SS erano entrate direttamente a controllare questa azienda, già rinomata da molto tempo per le sue produzioni a carattere artistico e militare.
Negli anni successivi Diebitsch diede libero sfogo alla sua inventiva e creatività ideando numerosi oggetti, medaglie, disegni e onorificenze per il corpo delle SS e non solo, pezzi d’arte che sono sempre più richiesti oggi dagli appassionati di collezionismo di arte militare e “militaria” varia di tutto il mondo. Diebitsch si fece apprezzare anche come militare nel corpo delle Waffen SS, sia prima nella Divisione Panzer SS Viking, sia quando iniziò a par parte del reparto di protezione armata dello Stato Maggiore Personale di Himmler, il Reichsführer SS (RFSS), per sei mesi dal dicembre 1943 al giugno 1944 .
Partecipò con valore agli aspri combattimenti sul Fronte italiano, entrando a far parte del corpo degli ufficiali tedeschi che avevano sotto di sé i Reparti delle SS italiane (Fronte di Anzio/Nettuno, primavera 1944). Concluse la sua carriera militare come comandante del 24esimo Reggimento di Artiglieria di Montagna delle Waffen SS. Dopo la guerra, riconosciuto anche dagli ex-avversari come un uomo serio e onesto, riprese a lavorare presso le manifatture di porcellana tedesche. È morto nel 1985 a Rottach-Egern.
Diebitsch rappresenta in ogni caso una di quelle rare persone che, come abbiamo detto, fecero parte della corrente, per così dire “esoterica” delle SS, un cerchio interno alle SS molto esclusivo. Amico di Heinrich Himmler come pure di Karl Maria Wiligut, fu anche collaboratore dell’Ahnenerbe.
Era presente nel 1937 ad un famoso “Battesimo SS”, ad opera di Wiligut, di uno dei figli del vice di Himmler, Karl Wolff. Wolff, tra le altre cose, essendo divenuto il Comandante di tutte le SS presenti in Italia nel periodo 1943-‘45, rimase sempre in stretto contatto con Diebitsch sul Fronte italiano.
Su Diebitsch vi sono diverse leggende, una delle più conosciute è che questo artista/soldato non dormiva quasi mai, anzi proprio durante la notte dava il meglio di sé come artista, inventando l’oggettistica militare e le medaglie per le quali ancora oggi è conosciuto.
Così lo ricorda Pio Filippani-Ronconi, l’orientalista esoterico italiano che, per una strana legge sincronica combatté nelle SS italiane proprio sotto il comando di Diebitsch (Kampfgruppe Diebitsch):
“Al comando di tutta la Legione Italiana SS era destinato l’Oberführer Karl Diebitsch, vecchio colonnello prussiano di artiglieria, che aveva la caratteristica di non dormire mai in seguito alle spaventevoli ferite riportate al cranio nella Prima guerra mondiale. Costui che aveva una stupefacente simpatia per gli italiani e per tutto quanto fosse italiano, constatato lo stato miserevole del nostro armamento, andò di persona a requisire i vari magazzini militari italiani caduti in mano tedesca, per rifornirci, di quanto, armamento ed equipaggiamento ci era necessario…”.
La rivista delle SS italiane Avanguardia lo ricordò in un suo numero per le sue qualità umane e l’onestà intellettuale che sempre lo distingueva.
Un’altra leggenda italiana che includeva Karl Wolff e il suo amico Diebitsch, del cerchio interno esoterico SS, riguardò l’interesse delle SS per le Apparizioni Mariane che si verificarono per diverso tempo davanti ad una bambina di 7 anni, nella primavera del 1944 (a partire dal 13 maggio 1944) in Lombardia, in località Ghiaie di Bonate, vicino a Bergamo. Si temevano fenomeni di disfattismo (il Fronte di Cassino stava proprio franando in quei giorni - 18 maggio 1944)) e giunsero ordini da Berlino per far portare la bambina veggente in Germania ma, da quanto risulta, Wolff e Diebitsch avvertirono il Vaticano e il Papa Pio XII, e si riuscì ad appianare la cosa senza ad arrivare a tanto. Le Apparizioni Mariane cessarono il 31 luglio del 1944.
Le SS italiane erano sotto il diretto Comando Tedesco, come in pratica tutte le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana (RSI), così come da testimonianza del Comandante italiano della RSI, Rodolfo Graziani (1882-1955): molti italiani avevano volontariamente aderito alla RSI, e parecchi nelle SS. Uno di questi fu Pio Filippani-Ronconi.
Nato a Madrid da una antica famiglia romana nel 1920, già da bambino Filippani-Ronconi si applicava imparando diverse lingue, soprattutto orientali (arriverà, con la maturità, a conoscerne più di 40).
Alfonso Piscitelli, uno dei suoi ex discepoli all’Istituto Orientale di Napoli, ci informava che:
«Fin dall’adolescenza [Filippani] pratica lo yoga […] e, per una comprensibile fatalità, incontra Julius Evola. Conosce le pratiche del Gruppo di Ur e si lega in particolare agli esoteristi che all’interno di quel circolo sviluppano gli impulsi dati dal maestro austriaco [antroposofo] Rudolf Steiner, ovvero Giovanni Colazza e Massimo Scaligero.»
Arruolatosi volontario all’entrata dell’Italia in guerra (10 giugno 1940), partirà in seguito come sergente alla volta dell’Africa Settentrionale. Al rimpatrio frequenterà un rapido Corso Ufficiali. Dopo l’8 settembre 1943 Filippani diventa l’ufficiale d’ordinanza del sottosegretario alla presidenza dell’RSI, la Medaglia d’Oro Barracu. Ma ben presto l’avrebbe aspettato la prova più difficile: l’ingresso nelle Waffen SS italiane.
Lo stesso Filippani-Ronconi ci spiega i motivi di una simile scelta:
«[…] I motivi furono almeno tre: la “europeicità”; di fronte a Fiamminghi, Tedeschi, Valloni, Scandinavi eccetera, noi Italiani potevamo dimostrare di essere i migliori di tutti, in ogni senso e in ogni campo.
In secondo luogo vi era, e non esagero affatto, l’elemento “mistico”, quella primordiale “terribilità” nell’azione unita ad una arcaicità di concezioni gerarchiche, per cui al centro di queste unità combattenti esisteva un Ordine, come quelli dei Cavalieri Teutonici o dei Portaspada, che attirava irresistibilmente che aspirasse alla dedizione totale di sé nel combattimento.
Questo senso terribile di devotio, di offerta sacrificale di sé, era accresciuto da una vena di insegnamento esoterico, in parte derivante dalle esperienze delle varie Thule Gesellschaften dopo la Prima guerra mondiale e, in parte, dalle discipline meditative riportate in Europa dalle varie missioni della SS in Tibet alla fine degli anni Trenta. Del resto, il
simbolo runico stesso della doppia runa della vittoria, le due Siegrunen [SS] (da Sieg, vittoria) indicavano l’aspirazione verso la vittoria su se stesso e sul mondo esterno.
Come terzo motivo, specialmente per un giovane ufficiale quale io era, nelle Waffen SS vi era la possibilità - almeno così io credeva - di sperimentare in prima persona il livello addestrativo e combattivo delle Forze Armate germaniche, governate fin nei minimi gradi da quella Auftrags-Taktik [tattica ad incarico] per cui ognuno sapeva ciò che doveva fare in qualsiasi occasione e situazione, senza attendere l’imbeccata dei superiori (la cosiddetta Befehls-Taktik) [tattica per ordini].»
Tra le altre cose, così come era uso cimentarsi nel disegno artistico militare il suo Comandante Karl Diebitsch, lo stesso Filippani vinse un concorso per l’ideazione del miglior simbolo che identificasse la Divisione delle Waffen SS italiane: un intreccio di tre frecce che rappresentavano in realtà la condizione umana «tripartita» secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner: Sentire, Pensare e Volere. Tale simbolo con le tre frecce è rimasto ben conosciuto sino ad oggi e costituisce la bandiera di un’Associazione reducistica delle SS italiane, il cui Presidente è stato l’architetto Giuseppe Vassalli, sino alla sua morte.
Per una conclusiva e succinta descrizione dell’attività intellettuale di Pio Filippani-Ronconi, Alfonso Piscitelli ci ricordava che:
«L’orientamento spirituale che informa le opere e la vita di Filippani-Ronconi, è identico, alla radice, a quello di Massimo Scaligero. Ma mentre Scaligero si inserisce - ad alto titolo - nella corrente occidentale dell’Antroposofia di Rudolf Steiner e utilizza una metodologia di tipo gnostico-cristiano per veicolare il messaggio spirituale, Filippani Ronconi esprime lo stesso messaggio servendosi delle forme proprie delle grandi tradizioni del Vicino, Medio ed Estremo Oriente.»
Probabilmente altri appartenenti delle SS italiane entrarono in circoli ristretti di collaborazione esoterica con l’Ahnenerbe e i Sonnenmenschen SS, in questo difficile periodo di fine Seconda guerra mondiale.
LE SS ITALIANE.
Per espresso desiderio di Benito Mussolini si volle costituire un primo nucleo di SS italiane. Il Duce aveva pregato Adolf Hitler di ordinare alle Waffen SS di costituire due Divisioni di Milizia Armata. Generalmente i soldati avrebbero dovuto indossare le classiche uniformi italiane, con le mostrine delle SS tedesche (prima rosse, poi in seguito di colore nero): una prima denominazione avrebbe dovuto essere infatti Waffen SS-Milizia Armata. Parecchi internati italiani rinchiusi nei campi di prigionia tedeschi dopo l’8 settembre 1943 confluirono in questa formazione, anche se ci furono dei problemi legati al superamento del giuramento esclusivo a Hitler, che era un obbligo tipico per tutte le SS. Circa 13.000 soldati vennero addestrati nei campi militari in Germania. Nel corso della storia di questa formazione SS si verificheranno però non pochi fenomeni di diserzione e fuga. A partire dal febbraio 1944 la formazione prese il nome di Brigata Italiana d’Assalto SS Volontaria-Milizia Armata. Si formarono sin dall’inizio 11 Battaglioni (e in seguito altri 2): le Waffen SS italiane furono tra le prime truppe italiane a riprendere la guerra contro le Forze Alleate. Per esempio, il 17 marzo 1944, le Forze Armate Tedesche fecero spostare sul Fronte di Nettuno il 1° Battaglione Waffen SS Italiane “Vendetta”, che nel giro di breve tempo perse sul campo più del 50% dei suoi effettivi (340 uomini su 650). A partire dal maggio 1944 entrò poi in azione, nella zona di Civitavecchia, il Battaglione SS Italiane “Debica”. In seguito altri Reparti delle SS Italiane vennero adibiti, contro il loro stesso volere, alla “lotta antiguerriglia” nelle retrovie del Fronte italiano. Solo negli ultimi mesi di guerra le SS Italiane riceveranno l’ufficiale denominazione divisionale di 29esima Divisione Waffen SS Italiane. Alla fine della guerra non pochi dei componenti arresisi, o presi prigionieri, soldati e ufficiali, verranno giustiziati sommariamente senza alcun processo.
Bibliografia essenziale.
Ricciotti Lazzero, Le SS italiane, Rizzoli, Milano 1981.
Nicola Cospito, Hans W. Neulen, Salò-Berlino: l’Alleanza difficile, Mursia, Milano 1992.
Rodolfo Graziani, Una vita per l’Italia, Mursia, Milano 1994.
Ernesto Zucconi, SS italiane, Novantico ed., Pinerolo 1995.
Gabriele Zaffiri, Die Schwarze Sonne, Nicola Calabria ed., Patti 2009.
AA.VV (con nota di Alfonso Piscitelli), Anima Spada, Anima Libro: la vita dialogante di Pio Filippani-Ronconi, Novantico, Pinerolo 2010.
Marco Zagni, Archeologi di Himmler, Ritter, Milano, 2004.
Marco Zagni, La Svastica e la Runa, Mursia, Milano 2011.
Marco Zagni, Il Fascio e la Runa, Mursia, Milano 2015.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-86122328168599385432016-09-25T02:36:00.002-07:002016-09-25T02:42:02.964-07:00SPEDIZIONE IN PERU’ 2016.
La spedizione in Peru’ di quest’anno, con il sottoscritto, Roberto de Leo e 4 guide, che all’inizio doveva muoversi di concerto con l’organizzazione di Thierry Jamin, che di fatto anche quest’anno si e’ distinto invece per la sua immobilità, ha avuto, nonostante tutto, un buon successo, recandosi in zone del tutto sconosciute e giungendo molto vicino alla zona dove si crede ci sia una grande città perduta, forse proprio il Paititi della leggenda peruviana.
Sono state effettuate interessanti scoperte, come piattaforme astronomico religiose pre incaico-amazzoniche e chulpas (capanne/cimiteri) di tipo incaico. Una grande “freccia” in pietra in cima ad una montagna indicava molto probabilmente la direzione da seguire in futuro, verso nord ovest del distretto di Cusco. C’è molto interesse da parte di vari istituti e vari media, stampa e tv per quello che abbiamo fatto. A breve informeremo delle nostre iniziative in merito, a seguito del buon successo della spedizione. Dopo circa 30 anni di viaggi, ricerche ed esplorazioni, sono molto soddisfatto di quello che siamo riusciti a fare pure quest'anno, nonostante purtroppo in tutti questi decenni io abbia dovuto anche aver a che fare con ogni genere di personaggi, in gran parte mitomani, fanatici degli alieni, sedicenti esploratori da salotto o poi diventati santoni religiosi, o semplicemente dei gran furfanti con tanto di cappello alla Indiana Jones.
Marco Zagni.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-48306450845330608422015-12-11T03:52:00.000-08:002016-02-24T01:52:34.645-08:00IL FASCIO E LA RUNARECENSIONE.
IL FASCIO E LA RUNA – studi e ricerche della SS Ahnenerbe in Italia.
- (vedi anche aggiornamento del 24 febbraio 2016, in basso).
Con questo saggio, “Il Fascio e la Runa” – (Mursia, Milano 2015), si completa dopo 11 anni una ideale “trilogia”, che già da tempo l’Autore aveva in mente di portare a termine. Il primo saggio “Archeologi di Himmler” (Ritter edizioni) è infatti del 2004, “La Svastica e la Runa” (Mursia) del 2011, e pertanto più di dieci anni sono stati necessari per poter presentare un quadro abbastanza completo di questa Organizzazione del Terzo Reich, l’Ahnenerbe (Eredità degli Antenati), creata dal Capo delle SS Heinrich Himmler nel 1935 e dedita prevalentemente alla ricerca preistorica e storica nell’ambito dell’ottica territoriale espansiva del nazionalsocialismo, in quel preciso momento storico. In questo terzo libro dedicato appunto all’Organizzazione SS Ahnenerbe, l’indagine è focalizzata prevalentemente sulle ricerche e sulle spedizioni effettuate nell’ambito del nostro Paese italiano, nel periodo compreso tra il 1935 (anno di nascita dell’ente di Himmler) ed il 1945. “Il Fascio e la Runa” si divide in due parti,1935-1943 e 1943-1945, dove nella Prima parte si tiene conto del progressivo interesse di ricerca, e sotto quali direttive principali, da parte della Germania nazista, nei confronti della storia del nostro Paese, così ricco di passato glorioso e drammatico allo stesso tempo, che sempre ha suscitato enorme interesse da parte dei popoli di lingua tedesca. Un’ampio spazio viene dedicato inoltre all’opera di salvaguardia da parte del Kunstschutz Abteilung – Reparto Protezione Artistica – nell’impari lotta contro i bombardamenti distruttivi degli Alleati dal cielo.
Nel contempo, come si evince prevalentemente nella Seconda parte, non si perdono d’occhio le derive di stampo eterodosso e/o occulte dell’Ahnenerbe, anche nei confronti degli studi in Italia, tant’è vero che si dimostra quanto il “fronte italiano, ritenuto secondario dal punto di vista militare, si rivelò primario dal punto di vista esoterico” nel corso della II Guerra mondiale.
Come sempre, prassi già ben sperimentata in precedenza (La Svastica e la Runa), ogni Capitolo è corredato da una serie di Documenti coevi del periodo in questione, in gran parte inediti e tradotti prevalentemente dal tedesco.
Le Prefazioni sono state redatte da Gianfranco de Turris e Giorgio Galli, che come sempre ringraziamo, sentitamente. Presente, anche in questo saggio, una serie di interessanti immagini fuori testo, per far meglio comprendere le ricerche indo-germaniche di cui si tratta.
AGGIORNAMENTO: Con grande piacere annunciamo che il nostro saggio "Il Fascio e la Runa" è stato selezionato questo mese di febbraio 2016 per la partecipazione ad un concorso storico di carattere nazionale. Gli autori delle prefazioni, Gianfranco de Turris e Giorgio Galli, avevano visto giusto.
Questa risulta essere la migliore risposta, se ce ne fosse bisogno, al recente commento - "recensione" di tale De Antoni (OAS), così livorosa e dilettantesca, così piena di errori storici e carenze interpretative tali da far affondare la recensione stessa e chi l'ha commissionata letteralmente nel ridicolo.
Terremo conto di tale "interesse" nei nostri confronti come molla per la continua ricerca della verità storica, anche nei nostri prossimi saggi, che ci ha sempre caratterizzato.
Marco Zagni.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-89654177148421166302015-07-03T05:42:00.000-07:002015-07-03T05:42:28.597-07:00MARIO GHIRINGHELLI.Molto attivo in campo esplorativo ma discreto, nonostante un carattere forte e accattivante,fu mio cugino, l’esploratore Mario Ghiringhelli.
In giovane età aveva contratto una rara forma d’asma, difficilmente curabile, tanto che addirittura gli era stato detto che, in sostanza, non doveva aspettarsi di vivere a lungo. Forse per questo motivo acquistò una forza di volontà eccezionale nell’applicarsi in qualsiasi cosa gli piacesse. Siccome per la sua salute sarebbe stato meglio visitare e vivere prevalentemente in località secche se non addirittura aride o desertiche, cominciò a visitare il Nord Africa e il Medio Oriente (anni Sessanta) –allora non c’erano problemi legati all’estremismo islamico-, spesso in compagnia del fratello Franco. Col tempo poi, essendosi preparato assai bene dal punto di vista fisico, cominciò a esplorare anche le foreste e le località sulle Ande del Sud America, sull’Himalaya, in Asia Centrale e Indonesia. Nel corso di questi anni conobbe e diventò amico personale di alcuni ufficiali della Legione Straniera francese.
Mario Ghiringhelli scrisse pochissimo (vedi in Nota) su di sé, e comunque spesso insieme a sua moglie, l’indologa Vanna Scolari, che molte volte lo seguì nei suoi viaggi d’avventura. Siamo comunque riusciti a trovare un elenco di suoi viaggi estratti da una sua conferenza al Rotary Club di Magenta (MI) nell’ottobre del 1979:
- 1960: Ararat;
- 1961: alla ricerca dei mangiatori di vermi (Fezzan/Libia);
- 1963: tra i Tebu dell’Auenat (Kufra/Libia);
- 1965: le paludi dello Shatt el Arab (Irak);
- 1966: Afghanistan – tra i discendenti di Tamerlano Mazar-i-Sharif;
- 1967: Malesia: Negritos e Senoi;
- 1968: Sahara Algerino: tra i Tuareg dell’Hoggar;
- 1969: Malesia, sulle tracce degli Empu, i fabbricanti dei micidiali pugnali Kris;
- 1970: Thailandia: tra le tribù Shan e Cariani;
- 1972: Laos: tribù Meo;
- 1975: India, deserto del Thar;
- 1977: Indonesia: Giava – Madura – Bali – Sumatra – Celebes;
- 1979: Perù, caccia al “Lagarto Bianco” (un tipo di Caimano).
Io entrai “in gioco” con Mario nel 1981 anche se sin da bambino seguivo le sue avventure, e ogni Natale passava a trovare me e la mia famiglia raccontandoci dei posti più strani che aveva visitato. Quell’anno era stato l’anno della mia Maturità scientifica, che era andata certo bene ma, pur essendo alto circa 1 metro e 80 ero sceso di peso sino a 58 chili, insomma non mangiavo più.
Frequentare la palestra di Mario fu in pratica un biglietto di sola andata: entrai a far parte di chi lo seguiva nei suoi viaggi, e dopo tre anni di durissimi allenamenti partecipai con lui alla spedizione Ghiringhelli del 1984 nelle foreste della Guyana francese. Doveva essere una spedizione preparatoria in vista di una spedizione in Perù sulle tracce di misteriose piramidi individuate nella parte amazzonica della regione Madre de Dios peruviana. Allora si pensava si potessero raggiungere solo per via “aerea”: per questo partecipai a diversi lanci di paracadutismo, che si compivano in giornata al campo aeronautico svizzero di Gordola. Ma si era rimasti solo in tre a fare questo tipo di allenamento e allora, per questa volta, si lasciò perdere.
Continuavo e studiare e ad allenarmi e con lui si partecipava ogni anno ad una gara di marcia di tipo militare che si chiama Pre-Nimega, di 42 chilometri con 17 salite. E si vinceva sempre (Palestra Mediolanum). In quegli anni Mario andò in Tibet, in Nepal, nelle Filippine e negli Usa, dove frequentò dei corsi di sopravvivenza in Alabama. Io ero andato per due volte a girare le foreste del Canada. Con l’amico ingegner Parisi facevamo tesoro di ogni insegnamento di Mario: si praticavano anche le arti marziali, per cercare di unire certe tecniche di difesa orientali con quelle occidentali. E militari della Legione Straniera venivano da noi e insieme si partecipava a gare di marcia forzata. Noi li si contraccambiava partecipando alla festa annuale della Legione che si tiene ogni 30 aprile presso Marsiglia, come anniversario della Battaglia di Camerone (Messico, 1863).
L’ultimo suo anno (1993) si stavano facendo dei preparativi per un viaggio che ci doveva coinvolgere tra la Cina e il Pakistan: per questo motivo mi ero iscritto a un corso triennale di lingua e cultura cinese all’Istituto Ismeo di Milano, prestigioso istituto creato negli anni Trenta da personalità come Giuseppe Tucci, esploratore del Tibet per antonomasia.
Purtroppo, prima di questa possibilità, Mario Ghiringhelli, in vista di scrivere un secondo libro sui pugnali Kris malesi, di cui era diventato un collezionista raffinato, perse la vita in un viaggio in Indonesia. La sua vecchia malattia asmatica prese il sopravvento causandogli uno choc anafilattico nell’agosto del ’93.
Lo ricordo ancora, l’ultima volta che lo vidi in palestra: “Non ti preoccupare, io ci credo ancora”, mi disse, riferendosi ai nostri progetti per l’Amazzonia peruviana, sulle tracce di città perdute. Per questo motivo non potevo deluderlo: da vent’anni, non appena posso, continuo, da solo o con chi ci sta, ad esplorare il Mondo seguendo le sue orme.
Nota: consigli di lettura.
Di Sven Hedin: My life as an explorer, Kodansha International, New York, 1996; Il Lago errante, Cierre edizioni, Verona 1994.
Di Thor Heyerdahl: Kon Tiki, Mondadori Milano 1970. Su Thor Heyerdahl: Thor Heyerdahl l’uomo del Kon Tiki, di V. Manfredi e W. Leonardi, Mazzotta Milano 1994.
Di Vanna e Mario Ghiringhelli: Kris gli invincibili, Be-Ma editrice Milano 1991; di Vanna Ghiringhelli: The invincible Krises 2, Saviolo, Vercelli 2007.
Di Marco Zagni: L’Impero Amazzonico, Mir Firenze 2002; Archeologi di Himmler, Ritter Milano 2004; La svastica e la runa, Mursia Milano 2011.
Di Zam Bhotiva (a cura di M. Zagni e G. de Turris): Asia Mysteriosa, Arkeios Roma 2013.
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-57015755050651999302015-01-17T07:26:00.004-08:002015-07-16T02:15:37.581-07:00INKARI 2015State tutti pronti a supportare la prossima spedizione "Inkari 2015", con Thierry Jamin e tutto il gruppo dell'Associazione Inkari Cusco. Visitate il sito ufficiale www.granpaititi.com ed il profilo
Facebook di Thierry Jamin, per visionare il nuovo video promozionale della spedizione di archeologia di
esplorazione di quest'anno "Inkari 2015", la definitiva scoperta del "Paititi" peruviano...
Aggiornamento al 4 aprile 2015: La spedizione "Inkari 2015" è ormai imminente. Collegatevi al sito di Thierry Jamin www.granpaititi.com e visionate le ultime novità: c'è anche la possibilità di partecipare al finanziamento con un contributo. Chi scrive è particolarmente contento di tutto questo, a coronamento di 30 anni di viaggi ed esperienze amazzoniche: già nel 2002 nel mio primo saggio "L'Impero Amazzonico" (ed. MIR, Firenze) avevo spiegato l'estrema importanza di dover esplorare la zona a Sud del Rio Timpia, dopo aver ottenuto foto satellitari Landsat dal Geological Survey già nel settembre del 2000, che rivelavano "anomalie" foto-geografiche estremamente interessanti e da verificare. Questo sarà approfondito in un mio prossimo articolo che apparirà probabilmente nel mese di luglio prossimo. A presto. Zama.
AGGIORNAMENTO: L'articolo della spedizione Inkari 2015 è uscito sulla rivista Fenix di luglio 2015.ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-56780037927022491192014-08-29T04:15:00.000-07:002014-08-29T04:15:08.778-07:00I POLARI E ASIA MYSTERIOSA.CONFRATERNITA DEI POLARI E ORACOLO DELLA FORZA ASTRALE.
Questo argomento è certamente uno dei più strani e misteriosi che mi sia mai capitato, tra l’altro suscettibile di ulteriori futuri approfondimenti, dato che in Italia praticamente di questo caso non se ne è mai parlato. Diversi anni or sono avevo sentito parlare dei Polari a causa delle loro ricerche archeologiche effettuate nel Sud della Francia all’inizio degli anni Trenta. Marginalmente pareva che le loro ricerche rientrassero nel dominio del campo del famoso mistero di Rennes le Chateau e del castello di Montségur nei Pirenei…Mi ero reso conto che non era esistita un’edizione italiana del loro manifesto culturale scritto nel 1929, un libretto dal titolo Asia Mysteriosa, e la loro ultima edizione stampata in Francia era del 1996. Le ricerche sui Polari, sul misterioso regno dell’Agharti e sull’Oracolo della Forza Astrale mi han portato nel 2012 sino in Tibet, dove là ho trovato strane conferme…Ora di seguito alcuni estratti dalla mia Introduzione (ho tra l’altro tradotto il testo originale dal francese) ad Asia Mysteriosa di Zam Bhotiva (Cesare Accomani)- (ed. Arkeios,Roma 2013, a cura di G. de Turris e M. Zagni.):
Non vi sono dubbi che la Confraternita dei Polari sia stata molto attiva negli anni Trenta. D’altra parte questa società segreta si collocava all’interno di una solida tradizione rosacrociana: non per nulla essa fu creata da due esoterici di origine italiana, Mario Fille e Cesare Accomani, entrando pertanto nell’insieme della corrente ermetica italiana che fu così importante nella genesi della Massoneria egizia e dei movimenti rosacroce: basti un nome per tutti, quello di Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro.
Inoltre si deve aggiungere un’altra cosa, per noi importante: Fille e Accomani si erano conosciuti in terra d’Egitto, che risulta essere sempre stato un luogo praticamente di passaggio obbligato per tutti gli iniziandi e/o iniziati. Questo fatto poi risulta estremamente interessante se consideriamo che, a seguito della spedizione napoleonica in Egitto, si saldò un rapporto tra le correnti massoniche (in questo caso francesi) e i misteri dell’archeologia. Secondo diverse interpretazioni, tra i vari “segreti” che le associazioni di stampo massonico si tramandano, non pochi sono quelli legati ai misteri dell’Egitto antico e alla preistoria del Mondo e dell’Uomo in particolare. La nascita di quella che viene definita oggigiorno come “archeologia misteriosa” o “di frontiera” prende spunto anche da “spezzoni” di “segreti” trapelati dagli ambienti massonici e rosacrociani.
Nello specifico caso dei Polari, tutto questo risulta ben evidente: la Confraternita effettuò degli scavi archeologici a Montségur e a Lordat, perché le consideravano zone intrinsecamente legate al mistero del Graal e alla localizzazione del suo castello. I Polari contribuirono così, in maniera decisiva, con altri sviluppi che vedremo in seguito, alla nascita del mito odierno del Graal pirenaico, il cui primo iniziatore era stato il filo-cataro/albigese Joséphin Peladan, fondatore nel 1888 dell’Ordine Cabalistico della Rosa-Croce insieme a Stanislas de Guaita… (M.Zagni).
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-32000869434333461822014-08-21T06:15:00.001-07:002014-08-21T06:15:31.164-07:00LA DEMOCRAZIA E' FINITA - NOAM CHOMSKYLeggere anche questo articolo eccezionale di Noam Chomsky,
il piu' grande linguista e intellettuale vivente:
http://www.cadoinpiedi.it/2014/01/24/chomsky_la_democrazia_in_italia_e_finita.htmlZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-27741825159053927192014-08-13T07:20:00.003-07:002014-08-19T04:21:03.052-07:00RITORNO DA INKARI 2014Si ringrazia tutta l'organizzazione Inkari Cusco di Thierry Jamin per la preparazione e lo svolgimento della spedizione Inkari 2014 - Peru' - sulle tracce del Paititi. Ci siamo fermati a circa 40 chilometri dall'obiettivo della zona X, "montagna e laguna quadrata", Dipartimento di Cusco - Megantoni, Rio Xiwaniro /Rio Ticumpinea,
per vari problemi legati alla logistica ed al terreno molto difficile. Una spedizione solo di terra per raggiungere
la zona di nostro interesse, dopo due anni di tentativi, appare impossibile. Se si riusciranno ad ottenere dei finanziamenti per l'utilizzo di un elicottero, le nostre ricerche ovviamente continueranno. Si fara' sapere la modalita e l'uscita di uno specifico articolo in argomento sulla spedizione, prossimamente. Grazie a tutti i miei compagni, Thierry, Jose', Venancio, Moises, Michael, Nicolas e Boris. Que viva el Peru. Marco Zagni.
Aggiornamento: Negli ultimi giorni -metà agosto- pare che ci si stia organizzando per una seconda fase della spedizione Inkari, non si sa ancora se quest'anno 2014 o il prossimo 2015. Si faranno sapere con calma le decisioni prese dal capo spedizione Thierry Jamin. A presto. M.Z.ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-42207788413028621492014-01-28T06:04:00.002-08:002014-04-01T06:04:35.418-07:00SULLE TRACCE DI PAITITI - INKARI 2014Si da notizia ufficiale che anche quest'anno continueranno le nostre ricerche di Paititi.
Spedizione Inkari 2014. A presto.
PER INFORMAZIONI ED EVENTUALE DONAZIONE VISITARE IL SITO DI THIERRY JAMIN A:
www.granpaititi.com
ps: la Conferenza di presentazione di Inkari 2014 insieme all'esploratore Thierry Jamin, tenutasi il 30 marzo 2014 presso il Circolo Volta di Milano,
ha riscontrato successo ed interesse. Ci si sta preparando per Inkari 2014. Seguiteci e supportateci su www.granpaititi.com.
Grazie a tutti. M.Z.ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-31889416091294701782013-11-02T10:28:00.000-07:002013-12-18T06:50:34.073-08:00INKARI 2013 - RIO TIMPIA 2013.INKARI 2013: SULLE TRACCE DEL PAITITI.
Approfitto di questo Blog: desidero ringraziare pubblicamente Thierry Jamin, Jose' Casafranca,le guide Moises e Venancio,e tutta l'organizzazione di Inkari Cusco
per aver permesso al sottoscritto di partecipare con loro alla spedizione Inkari 2013,
svoltasi in Peru' nella zona Sud del Rio Timpia. Quello che non era riuscito nel 2011 si e' avverato quest'anno. La spedizione Inkari 2013 si e' spinta dove mai spedizione Occidentale era giunta, in vista molto probabilmente della zona della mitica citta' perduta del Paititi. Inkari 2014 risolvera' definitivamente, ne sono certo, e in modo positivo, il mistero del Paititi, qualunque cosa questo mistero sia. E spero ancora di essere con loro. Presto ci sara' un mio articolo in argomento pubblicato. Faro' sapere su quale rivista del settore. Un caro saluto a tutti gli esploratori. Marco Zagni. AGGIORNAMENTO: ARTICOLO USCITO SU RIVISTA NEXUS EDIZIONE ITALIANA N. 107. A PRESTO. M.Z.ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7681192669013735636.post-76646750382871669032013-08-01T06:19:00.002-07:002013-08-29T05:20:11.488-07:00SPEDIZIONE SULLE TRACCE DEL PAITITI.
Cari amici,
ecco il riferimento web per poter
aver tutte le informazioni sulla spedizione "Inkari 2013"
alla quale parteciperemo con l'Organizzazione dell'esploratore
Thierry Jamin, da Cusco in Perù:
ecco il sito : www.granpaititi.com
Si partirà, si pensa, tra settembre e ottobre.
Se volete diffondete questo messaggio il più possibile, sul vostro o anche su altri web, o su Facebook.
Grazie.
A presto!
ZAMAhttp://www.blogger.com/profile/07108728344342301172noreply@blogger.com