MARCIONE DI SINOPE.
L’innegabile differenza di “approccio” nei nostri confronti da parte di Dio nel corso della Storia, che traspare da un confronto razionale tra il Vecchio Testamento e il Nuovo, fece sì che nei primi secoli dopo Cristo si sviluppasse una potente forma di eresia che è passata alla storia con il nome di eresia Marcionita.
Il termine di tale dottrina deriva dal nome del vescovo greco Marcione di Sinope (85-160 d.C). Papa Benedetto XVI, nella sua recente opera “Gesù di Nazaret” denuncia che il Marcionismo è ancora oggi “una delle grandi tentazioni dell’età moderna”. Eppure si era già grandemente diffusa tra il I e il II secolo d.C. L’errore di Marcione, secondo la Chiesa, nasceva da un approccio eccessivamente “razionale” nella lettura e nell’interpretazione dei due Testamenti, Vecchio e Nuovo. Così Marcione, sconvolto dalle varie azioni bibliche compiute da un Yahweh geloso, minaccioso, castigatore e addirittura sterminatore dei suoi stessi fedeli, era arrivato a formulare una dottrina religiosa che si può definire dualista. L’argomento è molto complesso e per una migliore e più completa informazione consigliamo la lettura del saggio di Adolf von Harnack “ Marcione “ ma, nella sostanza possiamo dire che il Marcionismo sostiene che il Dio degli Ebrei sia un Dio di carattere “inferiore”, un Demiurgo mero Creatore del mondo materiale e dell’uomo, non cattivo ma “crudelmente giusto”, impositore della ferrea Legge Mosaica. Gli angeli a lui ribelli si sono poi trasformati in demoni, entità maligne che ci tentano e ci perseguitano nel corso della nostra vita. Ma la cosa più importante per Marcione è stata il sostenere che Yahweh non è il vero Padre di Gesù Cristo, il quale piuttosto è figlio di un altro Dio “superiore”, totalmente buono, chiamato il “Dio straniero”, Signore dell’Universo, inconoscibile e insondabile. Da qui la volontà di Marcione di liberare la Cristianità dalla Bibbia del Vecchio Testamento, mantenendo come strumento dottrinario solo il Nuovo Testamento, depurato da ogni giudaismo religioso precedente. Attualizzando il discorso e solo come esempio, un’adeguata rappresentazione adattata al mondo d’oggi del modo di agire di questo implacabile Demiurgo, così come Marcione probabilmente lo immaginava, la si può arguire vedendo il recente film “Legion” (2010), del regista Scott Stewart.
In effetti alcuni interventi di Dio descritti nella Bibbia lasciano senza parole: in II Samuele, cap. 24, per esempio, il Signore induce Davide ad effettuare un censimento di Israele poi, ritenendosi offeso perché Davide ha preso questa decisione (che gli era stata invece suggerita proprio da Dio stesso), provoca per tre giorni la peste in Israele, morbo che mieterà 70.000 vittime. Il comportamento divino appare così deprecabile che lo stesso episodio viene descritto più avanti anche in I Cronache, cap. 21, dove però il posto del Signore che suggerisce a Davide la conta del suo popolo viene preso da Satana in persona!
Vista da una posizione “neutrale”, tutta questa faccenda risulta in effetti molto ambigua. Lo stesso Gesù, in un famoso episodio del capitolo 8 di San Giovanni evangelista (Giov. 8, 42-45) sembra prendere le distanze da frange intransigenti del suo stesso popolo ebraico e denunciare l’esistenza di un altro essere, a lui inferiore, quando dice: “Se Dio fosse vostro padre, amereste anche me, perché sono venuto e provengo da Dio; infatti non sono venuto di mia volontà, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete quello che dico? Perché non siete capaci di dare ascolto alle mie parole? Voi siete figli del demonio e volete appagare i desideri del padre vostro. Egli fu omicida fin dal principio, e si allontanò dalla verità, perché la verità non è in lui. Quando afferma il falso, parla come i propri simili, perché egli è bugiardo e padre della menzogna. Ma voi non mi credete perché dico la verità”.
In ogni caso non vi è alcun dubbio che il principio della “non violenza” è un dogma fondamentale soprattutto per un testo sacro come il Vangelo mentre così non si può dire per l’Antico Testamento e per il Corano, nel cui caso l’uso della forza viene pure a volte prescritto :”Coloro, invece, che credono, che emigrano e combattono la guerra sacra [Ĝihâd] per la causa di Dio, costoro possono sperare nella misericordia di Dio, perdonatore e misericordioso” ( Cor. 2, 218 ).